Prova su strada di un incidente con una DS 19 di l'Auto-Journal

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Qui tutte le altre traduzioni delle prove su strada: http://forum.ideesse.it/smf/index.php?topic=13027.0

 [:hello]

Agosto, 1974

Non avete mai avuto incidenti? Vi auguriamo di non averne, ma tutto può succedere. Per vostra informazione e perché le conseguenze non siano tragiche per voi, André Costa si è offerto volontario: ha avuto il "vostro" incidente e ve lo racconta...

E' accaduto tutto in un secondo. La foresta primaverile mostrava il suo fascino attraverso il parabrezza quando una curiosa forma arancione è apparsa al limite del mio campo visuale. Non ho avuto né il tempo né la voglia di girare la testa verso sinistra ... in ogni caso, è successo tutto dietro di me. Il paesaggio viene brutalmente storpiato alla mia vista, il tempo si dilata, gli alberi non sono altro che un ammasso verde e marrone che mi sfila davanti a una velocità pazzesca e un rumore assordante, sordo e sinistro, riempie le mie orecchie. Una pesantezza anomala tenta di strapparmi via dal sedile, la testa si sente come tirata e un odore acre di polvere mi penetra le narici.
Ma ecco di nuovo la foresta! In un'ultima scossa, il parabrezza me la restituisce alla vista. Sfila in maniera curiosa: scivolo a marcia indietro mentre una massa indistinta (si direbbe un'altra vettura) sbanda su una traiettoria assurda.
Incidente, testacoda, freno. Il mio piede affonda sul pedale che deve riportarmi nel mondo dei vivi ... la sbandata rallenta. La vettura dondola, dondola e si ferma... silenzio!
Un giro di chiave per spegnere questa stupida spia rossa sul cruscotto. Due dita per sfilare la cintura di sicurezza e sono fuori, appoggiato alla carrozzeria che per metà è sprofondata in una fossa. Non è ancora venuto il momento di sentire dolore ma la testa gira allegramente. Solo il canto degli uccelli spezza questa sensazione. La foresta è sempre bella, tanto bella e calma quanto nei due secondi precedenti... precedenti al mio incidente!

Ho provato il vostro incidente



Questo incidente, le cui sensazioni vi ho appena descritto d'istinto, non è immaginario. Mi ci sono sottoposto per analizzarlo e spiegarvi quello che accade nei secondi che seguono questo grande choc che non auguro a nessuno.
Un incidente non si costruisce certo a caso ed è per questo che mi sono rivolto a uno specialista. Non starò certo a presentare Rémy Julienne ai cinefili. Dall'indimenticabile "L'or se barre" allo stupefacente "Casse", Julienne ha studiato talmente bene i meccanismi dello "stunt" in automobile da diventarne lo specialista europeo n°1. Partito dai camion per arrivare all'automobile, passando per le moto, Julienne ha oggi 44 anni. Divide il suo tempo tra il cinema, le moto, la competizione automobilistica che pratica al volante di una Rallye e la sua famiglia (una moglie e due figli).
Rémy Julienne ha accettato volentieri di collaborare con l'Auto-Journal preparando e provocando questo incidente, nel corso del quale ha colpito a 110 km/H con una 404 la DS che guidavo a 70 km/h. Mi sono reso conto che la preparazione di un incidente non è affatto una sciocchezza. Non si può certo lasciarsi andare a una messa in scena selvaggia (sarebbe infatti possibile ridurre in pezzi le vetture) ma certe precauzioni devono essere rispettate con la massima attenzione. Si tratta, in realtà, di precauzioni che ogni costruttore dovrebbe assumere, ma che vengono tralasciate in barba al tormentone sulla "sicurezza" al quale siamo sottoposti.

Le precauzioni che possono salvare

Primo punto importante, bisogna mantenere il corpo in maniera che sia praticamente immobile al momento del colpo. La cintura di sicurezza è in teoria un buon rimedio ma bisogna che la sua idea sia ben applicata. Qui la sa lunga l'esperienza di Rémy Julienne, facendomi ritrovare molte delle considerazioni che ho fatto su numerose vetture in prova.
"Per prima cosa, ci vogliono delle cinghie in buono stato, sufficientemente larghe e abbastanza tese, in modo che non si trasformino in una pericolosa corda da impiccagione. Il meccanismo di allacciamento dev'essere conosciuto alla perfezione, in modo che l'incidentato possa liberarsi (o essere liberato) istantaneamente. E poi, soprattutto, una buona cintura non serve a nulla se il sedile stesso non è in grado di sopportare il colpo, cosa che avviene troppo spesso."
Julienne ha ragione. Su una vettura nuova la cremagliera di regolazione del sedile e i suoi ingranaggi di regolazione funzionano in maniera soddisfacente, ma che accade due o tre anni dopo quando la ruggine ha intaccato il telaio del veicolo e quando la lubrificazione dei suddetti ingranaggi è affidata alla polvere piuttosto che all'olio? I denti non entreranno più che per il 50% nelle cremagliere e, in caso di accelerazione troppo brutale, il sedile filerà verso il davanti o il dietro, mentre lo schienale si muoverà in un senso o nell'altro, soprattutto se un passeggero del sedile posteriore dovesse finirci contro. In queste condizioni, la sicurezza offerta da una cintura a tre punti diventa illusoria e peggio ancora può essere se la ruggine avrà intaccato anche i punti d'ancoraggio delle stesse. Sulla 404 di Julienne come sulla DS che dovevo guidare, tutti i punti di cui vi ho parlato sono stati verificati. Il loro invecchiamento era evidente e si è dovuto rinforzarli.

Per ridurre le conseguenze di uno scontro frontale, le autorità pubbliche hanno immaginato uno costoso "crash test" che, oltre a danneggiare i piccoli costruttori artigiani, non risolvono certo tutti i problemi. In effetti, gli incidenti possono avvenire sotto tutti gli angoli e, innumerevoli casi di mancanza di rispetto delle precedenze, uno dei due veicoli viene inevitabilmente colpito di fianco. E pertanto, chi si interessa dell'aspetto interno delle portiere? E' vero che tempo fa i tedeschi avevano lanciato la moda delle maniglie incassate, ma questa stessa moda non è ancora arrivata al punto di sopprimere le manovelle degli alzacristalli e i braccioli che, lungi dal fornire un buon confort, apparivano addirittura pericolosi ad un occhio attento. In caso di choc laterale violento, la presenza di una di queste manovelle può significare una rotula rotta.
E poi c'è la testa. Le parti alte delle portiere sono -diciamo così- guarnite, almeno se non sono fornite di maniglie d'appoggio realizzate in materiale -teoricamente- soffice. Senza arrivare a pensare a delle fratture, il cui rischio non è certo da scartare, la concezione attuale delle portiere e dei bordi del tetto è suscettibile di creare delle rotture nel cuoio capelluto.

A dire il vero, io e Rémy, dopo l'incidente, avevamo più voglia di andare al ristorante che all'ospedale. Abbiamo quindi dovuto premunirci contro quegli scontri ai quali i costruttori non sembrano pensare. Due imbottiture di spugna fissate all'interno della portiera proteggeranno efficacemente i fianchi, mentre un grosso bracciale (credo derivato da quelli dei giocatori di hockey!) mi proteggerà gomiti e braccia. Per la testa - per quanto una cintura ben fissata mi eviterà di andare lontano - il casco sarà il benvenuto, pensando più che altro ai colpi laterali contro i bordi del tetto. E non è tutto. La chiusura delle portiere è raramente sufficiente per resistere a un incidente: le portiere di sinistra della DS saranno quindi legate con del filo di ferr. I vetri laterali sono ancora fatti di quel vetro le cui piccole scaglie rischiano sempre di rovinarci gli occhi: abbiamo dovuto tenerli abbassati. La benzina in uscita da un serbatoio bucato può facilmente finire sullo scappamento o creare un corto circuito che può generare un incendio. La benzina necessaria sarà quindi piazzata in un piccolo serbatoio separato. La batteria stessa può diventare un pericoloso proiettile: l'abbiamo ulteriormente fissata sul suo piedistallo.

Risolto tutto questo, bisognava che ci scontrassimo a colpo sicuro, con due vetture ugualmente poco brillanti, che non sarebbero andate alla stessa velocità e che non si sarebbero praticamente viste prima dello scontro. Abbiamo fatto prima dieci prove cronometrate: avevamo un margine d'errore di 2/5 di secondo, a partire dalla linea di partenza.

E' proprio durante uno dei passaggi di prova di Rémy che mi spavento davvero: vedendolo attraversare l'incrocio a 110 km/h con l'occhio fisso sul cronometro penso "ma davvero mi verrà addosso a quella velocità?". Guardo i fotografi, loro guardano me. Si direbbe che ci capiamo.
E' il momento. Allaccio la cintura della morte. Motore al minimo, prima innestata, aspetto. Nel sole, la forma di chi mi deve dare il via è piccola. Salta in aria prima di muovere il braccio...via!

"La foresta primaverile mostrava il suo fascino attraverso il parabrezza quando una curiosa forma arancione..."

Non è nulla un incidente, che volete che sia, quasi piacevole, solo chi non lo capisce finisce all'ospedale o al cimitero... mentre io, Rémy e i fotografi ci dirigiamo verso la potée berrichonne che ci aspetta.
Il nostro incidente? Se una famiglia (papà, mamma e tre bambini) si fosse trovata al mio posto, ci sarebbero stati probabilmente due morti e tre feriti. Julienne e io, noi abbiamo solo rischiato un'indigestione. Perché questa differenza? Perché noi ci siamo comportati come guidatori esperti e coscienti e il potenziale dramma si è trasformato in una carambola di qualche secondo, brutale senz'altro, ma poco più delle scosse che si possono incassare in qualche parco di divertimenti...

Il bilancio dell'incoscienza

Finché aumenterà il numero di vetture in circolazione, finché sarà "normale" prendere la patente a 18 anni, guidare 5000 km all'anno e a volte pressoché unicamente in città, finché la sicurezza stradale sarà gestita a funzionari mal informati, la situazione non migliorerà di certo, anche diminuendo ulteriormente i limiti e aumentando il costo della benzina.
La vera lezione che si deve imparare da questa esperienza consiste in un atto d'accusa dei grandi costruttori. Per incoscienza, per apatia o per l'amore del guadagno a breve termine, le grandi marche uccideranno automobile -ovvero sé stesse- uccidendo nello stesso momento un certo numero di clienti. Come non considerare colpevoli della crisi attuale coloro che avrebbero interesse a far evolvere diversamente la situazione? Sono i costruttori che dovrebbero insegnare alla loro clientela a servirsi della loro vettura, anziché far venire loro solo voglia di comprarla. Sono i venditori che dovrebbero dare agli acquirenti meno esperti metodi d'apprendimento, circuiti-scuola, campagne d'azione psicologiche per insegnar loro a servirsi senza pericolo dell'oggetto-automobile. E nello stesso momento, dovrebbero essere i costruttori a mettere in vendita -senza aspettare l'arrivo di norme e regolamenti impostati da persone più o meno informate sull'argomento- automobili veramente studiate per un utilizzo sicuro. Rinforzare un telaio va bene, ma non è certo sufficiente. Una vettura sicura è anzitutto una vettura in grado di evitare l'incidente grazie alla tenuta di strada, alla maneggevolezza e alla potenza frenante. Ed è anche un'automobile nella quale il parabrezza non diventa opaco in caso d'incidente, in cui i vetri laterali non danneggiano gli occhi quando si frantumano, in cui i sedili non si staccano, le manovelle degli alzacristalli non rompono le rotule, i bordi del tetto non strappano via i capelli, i serbatoi di carburante non esplodono, le batterie non volano via e non proseguo...
Invece di questo, cosa vediamo? Che i commercianti sono generalmente passivi nei confronti dei veri problemi (anche quelli posti dalle autorità) e non si svegliano che in due casi: quando si rendono conto di non guadagnare abbastanza e quando devono tentare di convincere l'automobilista a comprare un'automobile, ovviamente senza curarsi minimamente di come quest'ultimo potrà servirsi di un oggetto così piacevole quando è utilizzato in maniera intelligente e logica.

André COSTA



Rémy Julienne (in alto) si guadagna da vivere avendo degli incidenti mentre André Costa (in basso) si guadagna la sua a cercare di evitarli. Ed eccoli riuniti -o piuttosto opposti- ma con uno scopo comune: demistificare un incidente ... che non accade che agli altri.



Dopo l'incidente, le vetture si sono separate. La DS finisce in testacoda e fila a marcia indietro. Una portiera posteriore si è aperta con la violenza dello scontro mentre la 404, lanciata come un proiettile, sembrava cercare ancora lo scontro. Tra il loro punto d'impatto e quello del loro arresto, le vetture hanno percorso oltre 30 metri fuori controllo.



In alto, il bilancio materiale: telaio danneggiato, portiera e parafango sfondati per la DS. Parafango e longheroni piegati e frizione rotta sulla 404. In basso, la preparazione: fissaggio dell'imbragatura e del sedile sulla 404 e collocamento di un serbatoio di benzina ausiliario nel baule.



Come è avvenuto l'incidente.
« Ultima modifica: Luglio 16, 2012, 02:10:11 pm da H a v r a i s »
"La route doit redevenir pour l'automobiliste, à la fin du XX siècle, ce qu'était le chemin pour le piéton ou le cavalier: un itinéraire que l'on emprunte sans se hâter, pour se distraire et voir la France." (Georges Pompidou)

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Offline sting64

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  • ...ferisce il mio cuore con monotono languore...
Re: Prova su strada di un incidente con una DS 19 di l'Auto-Journal
« Risposta #1 il: Luglio 17, 2012, 09:23:00 am »
molto interessante !