Oggi vorrei darvi uno spunto di discussione diverso dal solito.
1955: viene presentata la DS a Parigi. Noi siamo abituati a sentire i commenti dell’epoca tratti da cronache dell’epoca, tutte francesi, tutte molto di parte. Ricordiamoci che la guerra era finita appena da 10 anni, l’antagonismo fra le nazioni, lo spirito, l’orgoglio di sentirsi migliori del vicino di confine erano sentimenti ancora normali in Europa.
Grazie ad Andrea, appassionato di storia contemporanea, ho potuto recuperare un articolo del settimanale italiano “EPOCA”, numero uscito il 16 Ottobre 1955, dove è presente un articolo sul salone di Ginevra. La prima metà dell’articolo e TUTTE le fotografie riguardano SOLO la DS19. Ma come può parlare un cronista italiano (Piero Farnè) di una novità francese? Ovviamente tenendo sempre presenti le nostre Fiat, Alfa, Lancia. E leggete un po’ di Pinin Farina chiamato a giudicare la linea della DS...
Parigi. Ottobre 1955
La nuova Citroen DS 19 era appena stata presentata pubblicamente al salone, che cominciò a circolare la prima barzelletta sul suo conto. Pare - dicevano nei vari stands quelli che avevano raccolto la storiella e si divertivano a diffonderla - che il diplomatico francese incaricato di convincere Ben Arafa (n.d.r: sovrano del Marocco inviso ai francesi) a lasciare il trono gli abbia fatto ogni genere di proposte. Dapprima gli avrebbe assicurato ogni assistenza in esilio, poi gli avrebbe assicurato una successione di suo gradimento, infine gli avrebbe garantito mogli, denaro e ogni genere di prebende. Ma Ben Arafa resisteva. Finché il diplomatico avrebbe tirato fuori l'asso dalla manica insinuando: « Le farò vedere finalmente la nuova Citroen ».
La seconda Casa francese (la prima per importanza e numero di operai è la Renault) aveva allo studio da almeno dieci anni questa sua creatura e la stampa l’aveva preannunciata da quattro. Intendiamoci, i dirigenti della Citroen non avevano fatto alcun comunicato ufficiale ma non avevano nemmeno smentito le voci ammettendo così che qualcosa di vero c’era. L’attesa era più che ansiosa e giustificata, anche perché nessun disegno, nessuna foto, nessuna indiscrezione erano usciti dagli stabilimenti parigini. La barzelletta di Ben Arafa sta appunto a dimostrare che riuscire a vedere la nuova auto prima del salone era impresa impossibile.
Questa Citroen è la terza novità perla tecnica automobilistica del dopoguerra, limitatamente al nostro continente, visto che agli americani la produzione di serie su vetture sino a « due litri » non interessa.
La Citroen DS 19 è partita da una delle tre aspirazioni della clientela europea; aspirazioni che riflettevano i mezzi e le esigenze di altrettanti strati di popolazione: la 500-600, la 1100-1200, la 1900-2000. Necessità inferiori a questi tre tipi venivano assolte nel frattempo, per la motorizzazione, dalle Case di motorscooters che prendevano il ciclista per portarlo verso la motocicletta.
Ma proprio rifacendosi ai tipi italiani, la marca francese stabilisce a sua volta vantaggi e meriti indiscutibili. A parte il fatto che motore e rifinitura della Citroen non saranno mai sul piano delle vetture che tuttora escono a Milano e a Torino, va detto che una 1911 cmc. con cinque posti comodi, con tutte le innovazioni tecniche presentate e applicate in serie, col prezzo di 930 mila franchi, è una specie di miracolo.
<Come trova questa Citroen? che cosa ne pensa?> Tutti pongono queste domande a Parigi. Lo chiedono anche quelli che l’hanno vista al Salone. Il che significa che la novità non ha convinto tutti e ha lasciato perplessi. Non si tratta, infatti, di una creazione che ottenga consensi unanimi come taluno ha voluto far credere. Chi si intende di automobili può dire sinceramente che le innovazioni meccaniche hanno impressionato indiscutibilmente. Tra le macchine di serie la DS 19 è all’avanguardia e costringerà molte Case a riflettere, ad aggiornarsi, a intraprendere studi e realizzazioni. Lo slogan lanciato in proposito dalla stessa marca è giusto e indovinato: <Elle travaille toute seule pours vous» come dire:
<Da sola, senza alcuna vostra fatica, lavora per voi>. Si conduce in <punta di dita », ma non per il volante assai originale e discutibile perché ridotto a un cerchio. Il motore é derivato dalla già conosciuta 4 cilindri alla quale è stato aumentato il rapporto di compressione e modificata la testata del carburatore: in totale i cavalli di potenza sono 75: normali per una simile cilindrata ma parecchi per una Casa tradizionale come la Citroen. La marca di Quai de Javel, che aveva cominciato nel 1949 a costruire i primi pezzi in tutta segretezza (nemmeno gli operai sapevano di che si trattava poiché lavoravano distaccati e a volte rifacevano lo stesso pezzo venticinque volte) si è mantenuta fedele alla tradizione almeno nell’impostazione del motore e nella trazione anteriore e cioè del « tutto avanti ». Il telaio è a piattaforma con longaroni laterali in lamiera saldata: la carrozzeria autoportante conferisce rigidità al complesso. Interessantissimi invece i freni a disco sulle ruote anteriori, a tamburo su quelle posteriori. Dopo i freni alettati e detti T. I. dell’Alfa, questa novità francese dovrebbe conferire una sicurezza eccezionale.
Impostazione originale e basilare: la frizione automatica con comando idraulico. Sparisce quindi uno dei tre pedali per la guida poiché innesto e disinnesto delle marce avvengono liberamente. Il pilota avrà un maggior equilibrio di sicurezza agendo con un piede sull’accelerazione e con uno sui freni. Si dirà che roba del genere l’hanno già mostrata gli americani, ma qui si tratta di una vettura di serie a nemmeno un milione di franchi e, quel che più conta, nella povera Europa. Consumo: dieci litri per cento chilometri, velocità massima 140 orari (ci si è tenuti sulla normalità poiché sulle strade italiane o francesi i 160 o i 180 sono inutili salvo lo slancio per i sorpassi). Le sospensioni dovrebbero dimostrarsi ottime anche perché in materia la Citroen vanta una esperienza pratica più che notevole. Altra soluzione ardita: i servocomandi generalizzati a quasi tutti gli organi. Insomma, un grosso passo avanti in materia meccanica.
Quanto alla linea, qui casca l’asino e cioè vengono le discussioni. Si rimane di stucco davanti a questa DS 19 se si pensa che la Citroen, produttrice di vetture tecnicamente apprezzabilissime, era una delle più antiestetiche e tradizionaliste. Di colpo, lo stile si è riversato verso il moderno: noi eravamo con Pinin Farina quando abbiamo osservato questa vettura e il più noto carrozziere del mondo ha commentato: « Non è proprio una bella vettura, è interessante e soprattutto si poteva sviluppare meglio il criterio ispiratore ». In realtà la parte anteriore (dove, oltre al motore, trova sede anche la ruota di scorta) sembra derivare decisamente dalla Studebaker «speedster». Anche lateralmente, man mano che la linea si allontana dai soliti tipi francesi, c’è una cupola dal segno duro (la cupoletta è apribile e in materia plastica). La parte posteriore è la più armonica e luminosa e contiene molto bagaglio.
In campo francese il « colpo Citroen» ha prodotto una certa sensazione anche perché, con perfetta scelta di tempo, quelli della Citroen l’hanno lanciato in un salone senza novità nazionali. Le altre Case, infatti, espongono macchine modificate e non scendono di prezzo visto che la DS 19 farà sentire il peso in campo commerciale solo tra un anno o due. Certo che le vetture a cilindrata media dovranno armarsi e partire alla riscossa.