Fenomeno Diesse l'auto venuta dal cielo
Il debutto della DS? Difficile descriverlo: quando nel 1955 la Citroen svela il suo capolavoro (al salone di Parigi, ovvio) il pubblico perde la testa: nei primi 15 minuti 749 clienti la comprano subito, per poi diventare 12 mila a fine giornata e 80 mila alla fine del Motor Show. Tanto per capirci, quello che la DS fece in una settimana una moderna C6 riuscirebbe a farlo in più di dieci anni. Per il mondo dell' auto è uno choc: carrozzeria aerodinamica, sospensioni idropneumatiche, servosterzo, freni a disco, servofreno, cruscotto in nylon in un unico pezzo e volante ad una sola razza. Undici brevetti tutti insieme. Neanche sul più folle dei prototipi di ricerca si erano viste tante idee. Solo che la DS era una macchina vera, regolarmente in vendita. Per lei (sì, questa Citroen non era una cosa, ma una signora, anzi una "dea") c' è gente disposta a mettersi in fila per 4 anni. E per lei si scomodano i big. Scriverà Roland Barthes: «Credo che oggi l' automobile sia quasi l' equivalente esatto delle grandi cattedrali gotiche: voglio dire una grande creazione d' epoca, concepita nella sua immagine, se non nel suo uso, da tutto un popolo che si appropria con essa di un oggetto perfettamente magico. La nuova Citroen cade manifestamente dal cielo nella misura in cui si presenta d' acchito come un oggetto superlativo». Roland Barthes di auto non capiva nulla ma, si sa, era un genio. E aveva colto nel segno: la DS era molto più di una semplice macchina, anche dal punto di vista tecnico. Pochi sanno infatti che la DS fu il frutto di un clamoroso errore di progettazione della Citroen. Una macchina sbagliata nata quasi per caso, solo per la follia di alcuni tecnici che invece di realizzare una berlina media per famiglia (come gli era stato chiesto), si misero in testa di costruire l' auto migliore del mondo. Quando il board Citroen si accorse che i tempi di progettazione erano raddoppiati, così come i costi, chiesero di vedere i prototipi. Si trovarono allora di fronte ad un mostro, dai costi industriali imprevedibili e dal futuro incerto. Anche loro però, così, come i tecnici, furono accecati dalla grandeur francese e contro ogni logica decisero di andare avanti. Per fortuna, possiamo dire oggi. -