Ecco l'immagine in versione ingrandita; molto bella la pubblicazione.
Ho letto ieri sera questa pubblicazione commemorativa e devo dire che in poche righe, con pochi dosati interventi, gli autori - tra gli altri vi sono scritti di Giangiacomo Feltrinelli, Carlo Feltrinelli, Enrico Filippini, Alberto Arbasino, Nadine Gordimer, Christian Bourgois - sono riusciti a tratteggiare - sinteticamente - la figura di Giangiacomo Feltrinelli, editore, polemista e "rivoluzionario".
Per "rivoluzionario" non intendo tanto l'uomo appassionato dei movimenti insurrezionalisti Sud Americani, il fondatore dei nuovi GAP, l'uomo che ad un certo punto della sua vita scelse la clandestinità e la lotta armata, anche quello certo, per me però Feltrinelli fu soprattutto "rivoluzionario" come editore, rivoluzionario quando seppe guardare a libri sdegnati da altri grandi editori italiani per motivi di conformismo od opportunità, politica o morale.
Feltrinelli in pochi anni pubblicò - in esclusiva mondiale - nel 1957 "Il dottor Zivago" di Boris Pasternak, nel 1958 "Il Gattopardo" di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il "Diario del Che in Bolivia" di Ernesto Guevara - prima traduzione mondiale - nel 1968, oltre ad alcuni successi assai "scomodi" per l'Italia di quel tempo, quali "Tropico del cancro" di Henry Miller pubblicato nel 1962 con il marchio di una casa editrice svizzera e - ufficialmente - non destinato all'Italia seppur venduto sottobanco, di nascosto, nelle librerie, o "Il vicario" di Rolf Hochhuth pubblicato - non senza polemiche - nel 1964.
Sarà sempre Feltrinelli a rendere nota nel mondo l'mmagine del "Guerrillero Heroico" - il "Che" - in una ormai celebre foto realizzata da Alberto Korda nel 1960, oltre ad avere coniato - in seguito all'attentato di Piazza Fontana avvenuto a Milano il 12 dicembre 1969 - il termine di "strategia della tensione" per indicare una strada diversa da seguire rispetto a quella intrapresa all'epoca dagli inquirenti, pista che i decenni hanno dimostrato da tempo essere risultata clamorosamente errata.