Più di una volta su questo Forum, si è discusso della storia delle sospensioni idropneumatiche. Si è ricordato come le stesse, con tutte le variazioni del caso, venissero utilizzate anche da altre case - naturalmente dopo Citroen - automobilistiche quali Mercedes-Benz, Rolls Royce e Bentley.
Recentemente mi è capitato, in occasione della Soiree Deesse di parlare con alcuni amici forumisti (Almauri65, GUIDODUE, MarioCX) di alcune auto ingiustamente dimenticate. Per esempio abbiamo brevemente discusso della mancanza di coraggio della Fiat nello "spingere" adeguatamente l'innovativa Autobianchi Primula. Subito dopo ci siamo soffermati sulle Austin/Morris 1100/1300 (e derivate), prodotte anche in Italia su licenza BMC dalla Innocenti di Lambrate (IM3, I4 e I5).
Queste vetture, nate nel 1962-63 per opera di Alec Issigonis, il noto progettista papà della Mini, vennero concepite fin dall'origine per montare un nuovo tipo di sospensione idraulica denominata Hydrolastic.
http://austin1800.homestead.com/Page16.html"Originali le sospensioni, indipendenti sulle quattro ruote e realizzate con elementi elastici e ammortizzatori in gomma e a liquido, con valvole e tubi di interconnessione tra avantreno e retrotreno (sistema Hydrolastic)". ("Ruoteclassiche" n. 7, maggio 1988, p. 7).
Sistema che prevedeva, secondo quanto affermato da una reclame pubblicizzante la nostrana IM3 di "(...) Continuare a marciare sicura e spedita per la perfetta aderenza delle ruote al terreno dovuta alla formidabile adattabilità delle sospensioni Hydrolastic (...)".
La stessa sospensione venne poi resa disponibile sul resto della gamma BMC del periodo, sulle Morris Mini/Austin Seven/Mini (nel periodo 1964-1968 e sulle Clubman nel periodo 1969-1971 - vers. commerciali escluse), Austin/Morris 1800/2200 (e derivate), e sulla sfortunata Austin 3 Litre.
Non so se questo tipo di sospensione rende queste BMC delle lontane parenti delle nostre amate idropneumatiche, forse se parenti è un pò troppo magari delle semplici "conoscenti", eppure non poche sono le coincidenze che sembrano accumunare queste vetture inglesi e le nostre Citroen.
La gestione fallimentare della BMC costretta a trasformarsi nel 1968 in BLMC (di pari passo quindi con le vicissitudini societarie vissute da Citroen nel medesimo periodo ed il fallito tentativo da parte di Fiat di impossessarsi della società), l'alto costo delle sue produzioni, pare che uno studio commissionato dalla Ford UK nel 1961 stabiliva una perdita di 30 £ per ogni Mini costruita a fronte della più semplice ed economica Anglia; la difficoltà del personale specializzato nell'operare sulle sospensioni di queste auto ed i problemi che gli appassionati oggi incontrano - si leggano i forum dedicati - in fase di manutenzione/restauro, per esempio la difficoltà che l'appassionato trova nel recuperare la macchina necessaria alla ricarica delle sospensioni, etc.
Forse, se non proprio nelle caratteristiche tecniche, sono questi i punti di contatto che ci avvicinano agli appassionati di queste simpatiche vetture anglo-italiane.