E' uno di quei luoghi dove ascoltare, pià che leggere, le parole di un'autore.
Il mare funziona come un vecchio e misterioso telegrafo che ti consegna un sunto del suo pensiero, mentre chi legge, alza lo sguardo guardando l'orizzonte e vede ergersi tutti i personaggi e le ambientazioni.
Come un pittore "vede" su una tela bianca il pensiero profondissimo che cerca di fare emergere, tratto dopo tratto, ma che spesso rimane solo nella sua testa ..
La tua definizione del mare (che per me è il Dio Tirreno), è molto bella, poetica al punto giusto. Peccato però che quello da te descritto sia (forse) il mare di Novembre. Quello che abbiamo noi in queste settimane è purtroppo il mare delle voci stridule, delle ciccione che blaterano cavolate, delle teglie di lasagne e delle frittate con la cipolla, dei racchettoni, delle file interminabili di auto...
Venerdì pomeriggio pensavo che io vado in spiaggia per sentirmi Aschenbach e invece vedo intorno a me tanti "Ivano & Jessica"
Il concetto pittorico mostrato da Scarabeo è invece molto esplicito
Sarà anche così, e io non sono certo uno che cerca soluzioni banali e non ama troppo la "verità" e l'esplicito, ma c'è da dire che l'argomento è piuttosto gradevole (mai come un ottimo libro). Mi riallaccio al discorso precedente e devo dire che Aschenbach vedeva solo gran dame infagottate in lunghe sottane, mentre al giorno d'oggi in riva al mare ci sono delle giovincelle spettacolari.