Il giro che Marco mi ha gentilmente offerto sabato sulla sua splendida Esterelle lo aspettavo da tempo.
Non ero mai riuscito, prima di allora, a salire e a godermi qualche km di libertà su una DS 19 pre '60 e devo dire che anche da passeggero è un'esperienza unica.
Il fresco, lo spazio, la silenziosità di marcia, la morbidezza unica ... è molto particolare, diverso dalle DS più recenti (anche le monofaro).
Si ha proprio l'impressione dell'origine, di vivere la genesi, si comprende "emotivamente" l'idea stessa della DS nata da Lefebvre, Bertoni, Magès, Becchia & co.
Un altro aspetto che colpisce, rispetto a una dea più moderna, è che l'auto e il concetto sono le stesse, ma i singoli componenti sono tutti diversi. Non troverete UN PEZZO dico UNO che sia perfettamente uguale, dalle maniglie delle porte al parabrezza, dai sedili agli pneumatici, dalla serratura del baule alle frecce, tra una DS 19 e una DS 23. Eppure ti piace perchè capisci che è sempre lei.
Mi ha stravolto -perchè forse per la prima volta l'ho capito pienamente- la modernità di quest'auto nata negli anni '50: se si prova a tornare con la mente a quegli anni e si pensa al parco macchine europeo medio, alle strade del tempo, alla società e ai paesaggi di quell'epoca, la DS 19 è davvero qualcosa di straordinariamente avanguardista: visibilità, molleggio, dolcezza di guida, linea rivoluzionaria, interni, tecnologia ... ho proprio percepito in un colpo il salto in avanti del salone dell'ottobre 1955.
E poi un colore stupendo, la targa in ferro, quel cruscotto così particolare ... la rarità di quest'auto e il suo valore storico la rendono unica.
Non riesco a descriverle, ma sono tante e così intense le sensazioni e le emozioni che si accumulano mentre la campagna al tramonto scorre in velocità sul parabrezza bombato che, come in un sortilegio, diventa una proiezione in bianco e nero. Un grazie a Marco, il mio stregone buono, che manovrava quel commovente e sussurrante selettore del semiautomatico come la bacchetta magica di un bellissimo incantesimo.