Sul 5° filmato, l'intervista al ragazzo bresciano è un piccolo capolavoro: l'ho rivisto più volte, mentre mima con le mani il profilo della DS e racconta di come il contatto con la sua vettura sia per lui quasi un bisogno istintivo. Colpisce la calma, la consapevolezza che ha dela sua passione. Avete visto il trasporto con cui rivela (prima a se stesso, poi timidamente al microfono) di come riesce a distinguere tutte le Dee, di come ognuna sia per lui diversa da tutte le altre?
Non credo parlasse di sensazioni esterne, penso stesse descrivendo la pesonalità, se possibile il sentimento che percepiva in ogni vettura parcheggiata.
E' visibilmente un pochino distratto: guardate la differenza con Mario, che si sforza di vincere il contesto per cercare a tutti i costi di proporre un discorso logico e coerente, per questo motivo è concentrato su quello che dice e su chi lo sta ascoltando. Lui no, lui non è affatto concentrato, è trasportato, quasi come se stesse descrivendo le sue sensazioni nell'impossibile tentativo di vedersi dall'esterno in un momento di forte emozione, quasi come se stesse facendo da interprete al silente dialogo che il suo abisso più profondo sta tenendo con le vetture, con la situazione in cui è immerso.
I due soffi di vento che gli muovono i capelli nell'avvolgente contesto della luce di un tramonto d'ottobre completano una scena da film.
Ammiro la spontaneità, la veridicità delle sensazioni di questa persona e la maniera in cui s'è lasciata trasportare dalle sue emozioni; sono convinto che questo ragazzo si sia goduto l'evento fino in fondo, come pochi, pochissimi probabilmente hanno saputo fare.
"E' bellissimo vedere tutte queste DS, tutte insieme, che sono tornate a casa (...)"
"(...) per uno che ci crede, è bellissimo."
"Ognuna è proprio diversa (...)"
"Mi piacciono tutte, quasi tutte."
I miei complimenti.
serpiko