tratto dal forum di porsche mania:
Credo che la "Magnalbò" sia invece veramente ancora in alto mare. Anzi non esiste proprio più in quanto con la nuova legislatura sarà ripresentata da capo e, verosimilmente, prenderaà il nome da un diverso parlamentare...
La commissione ha approvato, ma il provvedimento è decaduto... come dire
"operazione riuscita, malato deceduto !".
Ecco il contenuto di un comunicato stampa di AAVS, che leggeremo tra qualche giorno sulle riviste del nostro settore:
LEGGE MAGNALBO’: PER FORTUNA, NULLA DI FATTO !
Lo scorso 11 febbraio, con lo scioglimento delle Camere, si è conclusa la XIV Legislatura. Due giorni prima ha chiuso i suoi lavori la Commissione VIII del Senato, approvando in sede referente quella che per semplicità, ma impropriamente, è stata chiamata Legge Magnalbò.
Non si è giunti in tempo per l’esame dell’aula e per il passaggio alla Camera dei Deputati, impedendo così l’emanazione del provvedimento.
Si consuma così, per la seconda volta, una beffa ai danni degli appassionati di veicoli storici.
Di tutti gli appassionati, si badi bene, anche di quelli – peraltro in numero sempre minore – che concordano con il giudizio di chi ha definito questa legge “disdicevole”.
Per comprendere perché si può parlare di beffa ai danni di tutti, e non solo dei promotori, è opportuno fare un’attenta analisi dei contenuti della proposta di legge e delle responsabilità che hanno portato a questo stop non preventivato.
Con grande lungimiranza, ancora nel lontano 1998, i fondatori dell’Associazione Amatori Veicoli Storici A.A.V.S. si erano allarmati per l’impatto che le Direttive della Commissione Europea sulla qualità dell’aria avrebbero inevitabilmente avuto sulla libertà di circolazione dei veicoli non catalizzati, e quindi dei veicoli storici.
Constatata la totale indifferenza degli enti istituzionalmente preposti alla difesa del movimento, A.A.V.S. decideva di prendere autonomamente l’iniziativa.
Si è studiata così una serie di proposte di modifica al Codice della Strada che sono state illustrate, peraltro senza seguito, al Ministro dei Trasporti in persona. Ulteriori contatti con membri del Parlamento hanno convinto i responsabili dell’Associazione a seguire la strada maestra, predisporre cioè un Disegno di Legge di modifica al Codice della Strada.
Quali sono i principali risultati che ci si attendeva dall’approvazione di questo Ddl e degli altri ad esso correlati ?
Il primo, irrinunciabile, la regolamentazione della libertà di circolazione in deroga ai divieti per i veicoli non catalizzati.
Il secondo, una corretta definizione di veicolo storico, fatta in base a criteri oggettivi (vetustà) e che non contempli l’obbligo di associazione ad alcun ente privato.
Il terzo, l’identificazione dei veicoli beneficiari di deroghe ai divieti di circolazione attraverso l’applicazione di una targa “H”
Il quarto, la revisione periodica ogni quattro anni, in considerazione dell’esigua percorrenza annua di tale tipo di veicoli.
Infine, come corollario, alcune agevolazioni di carattere fiscale, legate esclusivamente alla vetustà del veicolo e non correlate alle sue eventuali caratteristiche di storicità o, peggio ancora, all’appartenenza del proprietario a Club o associazioni private.
Come si vede è difficile non concordare con gli obiettivi di questo progetto. Prova ne sia che, con il passare del tempo, è aumentato il numero di persone che hanno tentato di attribuirsene la paternità.
Cerchiamo ora di identificare le cause del mancato raggiungimento di questi obiettivi.
La causa prima va fatta risalire ai tempi lunghi della politica. Questi sono stati ulteriormente dilatati da una serie di interventi da parte di alcune associazioni e perfino di singoli privati malati di protagonismo, non tanto attenti al problema generale quanto alla difesa di piccoli interessi particolari e hanno fatto sì che l’iter parlamentare non venisse completato prima della fine della Legislatura.
Non conoscendo a fondo la materia, tanto il Presentatore, Senatore Magnalbò, quanto il Relatore, Senatore Pedrazzini, sono stati evidentemente convinti da questi postulanti a presentare decine di emendamenti scoordinati, che hanno stravolto l’impostazione semplice e lineare del progetto iniziale, tanto da dover considerare a questo punto una vera fortuna che il provvedimento, così come è stato approvato dalla Commissione VIII, sia decaduto.
Un esempio per tutti, la decisione di considerare veicoli storici quelli di età superiore a 20 anni solo se di potenza superiore a 50 KW !!!!!
Questo significa, per essere chiari, che una Ford Fiesta del 1986 verrebbe considerata storica se munita di motore di 1.392 c.c. e non storica se con motore di 957 c.c. !!
Oppure, altra perla, aver lasciato alla competenza esclusiva dei Comuni la circolazione dei veicoli storici all’interno dei centri abitati !!
Non si può inoltre trascurare, tra le cause dei ritardi dell’iter parlamentare, l’atteggiamento tenuto dagli enti e associazioni citati nell’Art. 60 del Codice della Strada.
Se il presidente ASI, nel timore di una possibile riduzione del numero dei tesserati, non ha mai nascosto la sua avversione al progetto, i registri Alfa Romeo e Lancia se ne sono disinteressati totalmente.
Il Registro Fiat Italiano ha invece prodotto a sua volta uno studio di proposta di modifica al Codice della Strada i cui contenuti non si discostano sensibilmente dal progetto di A.A.V.S. ma che non è stato mai sottoposto ufficialmente all’esame del Legislatore.
Premesso che la convinzione della necessità di salvaguardare la libertà di circolazione spinge i responsabili di A.A.V.S. a non mollare e a riprendere dall’inizio il lavoro nella prossima Legislatura, due sono gli auspici: il primo è che quanto sta avvenendo di questi tempi in Toscana abbia convinto i responsabili di ASI e dei Registri dell’opportunità di mettere da parte rivalità ed incomprensioni per presentarsi tutti uniti di fronte al Legislatore per difendere gli interessi di tutti gli appassionati.
Sarebbe infatti illusoria la presunzione di sentirsi sufficientemente tutelati per la loro citazione nell’Art. 60 del Codice della Strada, in quanto sulla formulazione di detto articolo gravano forti sospetti di incostituzionalità.
Il secondo, e più importante, auspicio è che quanti, nella prossima Legislatura, saranno chiamati a discutere il progetto, siano meno auto-referenziali e più disponibili di quanto non lo siano stati i loro predecessori a chiedere la collaborazione ed ascoltare i suggerimenti di chi ha per unico scopo la salvaguardia dei veicoli storici.