Non volevo aggiungere altro, ma tanto ormai siamo definitivamente OT e quindi dico la mia sul caso: le immagini ritraggono una ID19 Break Commerciale del 1960 e contro l'articolo (ma principalmente contro il restauro) si è pronunciato l'amico Yves Frélon, il gestore del bellissimo sito NuancierDS.FR, una fonte d'informazioni importante per tutti noi.
Ma cominciamo dall'inizio: Otello e Davide hanno trovato questa break in condizioni che dire spaventose è ancora riduttivo, l'hanno amorevolmente ricostruita, cercando di ripristinare ogni dettaglio nel rispetto dell'originalità. Abbiamo davanti due autentici appassionati che -come tutti sappiamo- non hanno mai posto il "risparmio" come parametro base dei restauri delle loro automobili.
Il garage dei Tosi è ben visibile sulle pagine dello stesso numero di Ruoteclassiche e lascia poco spazio ai dubbi sulla qualità delle loro vetture.
Tornando alla ID di cui stiamo parlando ed alle critiche mosse al restauro ed all'articolo, è il caso di fare due precisazioni: lo stile "cattivo" degli appunti di Yves è comune ad ogni suo scritto e va letto in chiave abbastanza ironica, inoltre le critiche alla fine sono ridotte a due elementi: l'uso del "suo" tessuto per una vettura Commerciale, ed alcune difformità assolutamente secondarie del restauro: lo specchietto retrovisore interno (l'originale che ho personalmente fornito ai Tosi è nel cassetto portaoggetti!), il paraurti posteriore e due fanalini della serie successiva.
Posto che non credo che i fari siano sbagliati (dovrei rivedere delle foto che ho fatto io nello stesso giorno, ma credo proprio che siano quelli giusti), lo specchietto è stato sostituito per avere la posizione giorno/notte mentre il paraurti è li in attesa di trovare quello giusto. Secondo voi, avrebbero dovuto sotterrare la vettura sino al reperimento del paraurti giusto?? Un po' come dire che una DS con gomme diverse dalle Michelin d'origine non dovrebbe circolare o essere pubblicata sulle riviste.
Infine gli interni: si tratta come detto di una Break Commerciale e come tale nasceva in Francia con i sedili foderati di una plastichina giallina effetto paglia che è a dir poco introvabile, per altro mi pare che al momento del restauro mancassero completamente i sedili, reperiti in un secondo tempo, quindi il ripristino della selleria originale era impossibile ed il rifacimento con materiale conforme anche.
In quest'ottica, la scelta di un materiale di rivestimento DS della stessa epoca non mi sembra così drammatica: l'auto non è stata "pallassizzata" o "abarthizzata" ed un giorno che dovessero trovare i sedili giusti, credo proprio che i Tosi cambieranno l'interno in secondi venti.
Ciò premesso, è chiaro che se l'ID Break del '60 fosse stata completamente originale anche negli interni al momento dello scatto delle foto, ciò sarebbe stato certamente positivo, ma quante Break del '60 abbiamo in Italia? Io ne conosco solo una.
Infine rispondo a Federico: si, quella che scarica il pesce dalla break è proprio Ilaria: ad Otello e Davide faceva piacere la presenza mia e di Ilaria in occasione della visita di Alfredo che oltre che un giornalista è un caro amico, quindi abbiamo molto volentieri fatto rotta su Rimini, ecco come Ilaria finita nelle foto di Albertini.
Anche per noi era la prima visita alla collezione Tosi ed ho un solo aggettivo al riguardo: impressionante.