Vi mando un raccontino per darvi un assaggio delle mie malversazioni mentali!!! Vi conviene stamparlo perche è lungo tre paginette: buona lettura. ( c'entrano le DS, ovviamente! )
ASCENSORE
Dopo il citofono…il classico rumore del portone che si apre…i miei passi che ritmano il marmo dell’androne, rapida perlustrazione alla ricerca dell’ascensore. Ad occhio e croce devo andare al quarto piano: c’erano trentasei pulsanti, tre colonne da dodici, il mio pulsante era il numero 23 e ho contato i piani del palazzo, sei.
Quarto piano: troppo alto per salire a piedi, sufficientemente basso per scendere per le scale.
Premo il tasto per la chiamata dell’ascensore: luce rossa…rumore dal sottosuolo, modello idraulico riconoscibile dal sibilo liquido in discesa, qualcosa che si sgonfia. Lento come il liceo scende a destinazione chiamata.
La luce segna verde: tiro la porta, troppo presto, non si apre; ritiro la porta, cede ma con un suono di molla lenta. Sono investito da un odore di saliva: il portiere deve aver migliorato il riflesso della specchiera col suo speciale additivo. Il loculo nel quale entro è male illuminato e soprattutto ha un colore ocra nauseante che mal si abbina con l’alluminio anodizzato dorato della porta. Nella plafoniera c’è la felicità dell’entomologo, al suo esterno i resti di buongustai dall’alito sempre fresco.
Richiudo la porta, mentalmente mi ripeto 4 e lo premo: 4. Luce che vacilla, come se l’ordine 4 richiedesse un extra di energia. Io e il loculo sfidiamo la legge di gravità e idraulicamente assistiti saliamo verso il destino contrassegnato dal 4. Ho la sensazione che la salita sia lentissima e il rumore che mi accompagna sempre più forte.
Adesso ho la netta impressione che il rumore resti invariato ed altrettanto ne sia della posizione dell’ascensore nella sua altitudine. Ripremo 4 e nulla accade. Premo terra e…quanto prima. Alzo gli occhi alla teca luminosa cercando la botola, classico dei film statunitensi, ma qui, in Italia, non c’è. Chi ha detto che ci sono sempre si sbaglia e farebbe meglio ad alzare gli occhi un po’ più spesso o quantomeno a stare zitto. Non ho ancora paura ma poco ci manca, c’è ancora luce e aria e, tranne per l’odore di saliva, è fresca e tutta per me. Poteva capitarmi un vecchietto col diabete o un bambino scorreggione: sono fortunato, meglio solo che male accompagnato.
Sono appena trascorsi due minuti da quando ho citofonato, tempo altrettanto e chi mi aspetta comincerà a porsi delle domande: Ma dov’è? Cosa sta facendo? Insomma, a che gioco giochiamo?
Sapesse quanto vorrei poter rispondere: l’angoscia mi cresce nel petto, il cuore mi esplode sotto gli incessanti e convulsi battiti.
Sento rumore di cigolii ai miei piedi: il pavimento che cede? No, semplicemente il linoleum rossastro che mi avverte della sua presenza, la sua bellissima presenza rigata da sacchi di calcinacci e cicche schiacciate con rabbia emettendo il raschio tra suola e lino. Ah, che ambiente schifoso, spero di non dovermi poggiare alle pareti, che presto tutto riparta e possa andare al quarto piano.
C’è un uomo che tossisce in alto e inveisce contro di me, ossia contro chi sta usando l’ascensore e urla che è un pirla e che si sbrighi anziché parlare alla morosa sull’uscio…
Perché diamine sto in questo merdoso ascensore? Io a quest’ora dovevo firmare il passaggio di proprietà al quarto piano…una Citroen DS meravigliosa che mi aspetta, sapete quelle auto con le frecce sotto il tetto, quelle lunghe e morbide che si alzano quando le accendi? Il mio sogno che si realizza e dopo mesi di ricerca, anni di sogni, un maledetto ascensore mi blocca: in bilico tra un piano e l’altro, a cavallo del tempo, il dinamismo rappreso nel buio della chiostrina, il tempo coagulato della mia adrenalina, l’odore salivare dello specchio e il brutto linoleum mi fanno da macchina del tempo…mi rivedo a dieci anni, forse anche prima… attimi di panico nell’ascensore con la mamma che ha più paura di me, quando hai lo spazio libero tra i denti e l’aria ha ancora sapore. Era negli anni ’70 e tutto era brutto, ma poi tutto era maledettamente vero e imitabile oggi! Ricordo ogni piccolo passo del mio mondo, ogni odore e sapore, ogni colore, e i colori erano diversi, le menti erano diverse, il tempo non era assolutamente pressante: l’orologio non era una necessità. Anche se c’erano meno cose, quel che c’era era migliore: il verde era verde e non c’era scandalo per la ruggine. La semplicità e la naturalezza ci avvolgevano e non a caso i movimenti, gli ultimi movimenti, i grandi movimenti, hanno cessato di esistere con la fine degli anni ’70. A quell’epoca ero affascinato da tutto ciò che era grande e comunque bello, probabilmente perché ero piccolo e non mi consideravo bello. Il vicino di casa aveva la sua DS Pallas e mi faceva sognare il rumore da dentro il garage, poi, dopo che le sospensioni si erano alzate, sbucava il nasone appuntito della dea che procedeva con cautela ed eleganza. Ogni volta era un fremito che mi attraversava la schiena…non potevo che rimanere rapito e affascinato. Mi ricordo i due tubini di scarico col loro fumino di condensa che fuoriusciva con eleganza e ritmo.
Sembra quasi che io stia delirando ma non è così, o forse lo è. Questo maledetto odore nell’ascensore mi fa da madelainette, il colore e l’odore delle cose che mi circondano cominciano ad assumere un peso maggiore: noto la sporcizia delle pareti…
Il tempo che il vicino richiudesse il garage e io che sbirciavo, come un piccolo guardone, aspettando che ripartisse e osservare il “culo” dell’auto fare su e giù ad ogni piccola accelerata. Le ruote giganti e parzialmente coperte, il rumore inconfondibile e tutto il resto mi faceva sognare e mi precipitavo alla mia piccola DS della Norev scala1\43 a simulare i su e giù! Che momenti erotici, che eccitazioni visive, vi dico: un piccolo guardone …
A vent’anni riscopro il piacere della DS e delle cose che parevano destinate a sparire per sempre: la penna stilografica, le Adidas Rom, la Vespa anni ’60, Ummagumma, le N80, forse anche il maggiolone cabrio e la Pelikanina s. Ricordo l’odore delle chiusure lampo d’ottone: ossido e ruggine; ricordo il sapore delle prime Big Bubble, il colore delle Center Fresh con quella loro terribile colata sciropposa al primo morso; ricordo le mani sporche d’asfalto dopo un pomeriggio sullo skate board e l’odore della tuta felpata sudata; ricordo che si mangiava meno e che non c’erano così tante merendine preconfezionate per i ragazzini; ricordo le Alfa Romeo della polizia e dei carabinieri, anche le loro Fiat, e le Guzzi dal rumore “burino”; ricordo le Vespe su una ruota, ; ricordo qualche DS marcia che saettava male nel caos, delle 126 e panda e argenta e delta e cessi su cessi per i cessi che poi hanno cessato di esistere.
La ricerca del tempo, il guizzare dei fogli del calendario…il lento invecchiamento, l’inesorabile esecrabile dover morire: perché non concedersi una pausa? Un capriccio? Barattare il tempo col piacere.
Cerca sui giornali, spulcia i garage, metti annunci e intanto arriva l’informatica mangiata e digerita per la casa:::INTERNET!!! Oh, quale meraviglia e quale potenzialità, inesauribile ecoscandaglio, rete da pesca, calamita un po’ calamità, troppo e tutto, e anche il resto. Ho trovato, dopo aver confrontato, ma alla fine si torna alla prima vetrina, quella che ha catturato gli animi per prima, non c’è quasi corteggiamento, annuso il desiderio, segno il mio territorio e sedutomi nella DS del desiderio mi sento altrove, indietro di 28 anni per l’esattezza: ho sette anni e mi manca un premolare, ho i calzoni corti e gli occhi pieni di immagini enormi, non apprezzo ancora un sacco di cose ma già godo quasi masochisticamente di guardare ciò che voglio e che non ho ne’ potrò avere… Piccolo adulto, già allora. Adesso adulto e piccolo.
L’atmosfera ha un peso enorme e comincio ad essere preoccupato: possibile che non si possa far altro che aspettare che succeda qualcosa da fuori? Come mai non possiamo decidere il da farsi da noi? Ecco che mi viene una domanda: perché non c’è un tasto nell’ascensore per cavarsi d’impaccio dall’interno anziché urlare e aizzare tutti i cani del condominio per risolvere un guasto?
Forse in qualche minuto sono fuori e posso raggiungere il famoso quarto piano. Spero solo che il venditore non si arrabbi per il mio ritardo…ma poi non è poi così grave; certo che sarebbe stato meglio incontrarci per strada o in un bar per poi recarci in un’agenzia per il passaggio di proprietà, ma lui no, ostinato –Venga a casa, così regoliamo il pagamento davanti a una bella tazza di caffè! – e il merlo, cioè io, oggi “PUEEET” citofono e lui – Chi è? – e io IO e lui – Ah, sì – CLACK… Il resto è solo memoria e immobilismo.
Ma sento un rumore di bollicine alle mie spalle, una effervescenza idraulica e anche la sensazione di essere in movimento, lentissimo ma movimento!
L’ascensore riapre le sue porte e vengo assalito da più elementi: la luce, l’aria fresca, le parole di rimprovero del portiere dello stabile che mi urla che se c’è scritto GUASTO io non devo prenderlo e soprattutto il dubbio se sono in tempo per il mio affare!
Ritorno al citofono e il signore di prima spazientito mi tratta duramente circa il ritardo e mi dice che è meglio se non se ne fa più niente. Io insisto un po’ e, cercando di essere simpatico, per quanto lo consenta il citofono, gli strappo un “va bene, scendo io però, mi aspetti!”
Cessato allarme. Mi metto mogio mogio in un angolo dell’androne e aspetto l’arrivo del proprietario della DEA. Ripensandoci non gli ho detto niente dell’ascensore guasto, ma probabilmente il portiere avrà messo l’avviso ad ogni piano.
Ma adesso l’attesa si fa lunga, il portiere sta nuovamente rimproverando il cielo e i santi del Paradiso perché si è accorto che l’ascensore è nuovamente inceppato a causa di uno sciagurato che lo ha preso! Io timidamente gli chiedo a che piano è bloccato e lui” tra il quarto e il terzo! Disgraziati!”
Ok! E’ il tipo della DS che è rimasto dentro. Ragioniamo: forse non è il caso che io lo aspetti, in fondo anch’io ho trascorso qualche minuto nell’ascensore e sembra quasi che sia un avvertimento. Sicuro, è un messaggio del destino, un modo per far capire che non devo comprare la Dea, un segnale che devo capire e tradurre in verità, in Verbo Divino: “Fermati perché sei ancora in tempo! Non farlo! Sii felice così!”
Forse è vero e forse no, ma questa volta voglio essere un po’ fatalista ed accettare questa versione del consiglio divino, del magico intervento per dissuadermi dall’errore e dall’orrore di una moltitudine di soldi gettati al vento e dei problemi inesauribili che scaturirebbero da un’auto d’epoca.
In realtà sono felice di questo epilogo, non mi sentivo pronto per una cosa del genere e gli eventi apparentemente sfavorevoli si sono dimostrati diabolicamente complici per la mia tranquillità.
Così ritorno a casa mia e mentre aspetto il tram vedo sfrecciare una DS bellissima e apparentemente nuova…sono rapito dalla sua bellezza e mi rendo conto che nella vita a volte è più importante rimanere sempre con un sogno nel cassetto piuttosto che fare tutto ciò che si vuole, almeno c’è sempre qualcosa che manca per movimentare i sogni e i desideri. Malcapitato è colui il quale ha sempre tutto e senza danni: non è in grado di apprezzare tutto ciò che ha.
Adesso che tornerò a casa mi rimetterò a cercare negli annunci un’occasione per una DS, forse alzerò il telefono per andare a vedere un’altra dea e chissà che non sarà la volta buona!
L’importante è che ci siano sempre micro problemi che rendano le cose un po’ più complicate, almeno siamo abbastanza distratti, anche se per futilità, dalla speciale aridità della vita che comincia a scendere come una nebbia appena ci si sveglia dalla fase delle utopie e dei sogni. Io non smetterò di sognare, almeno non ora, dato che ho appena letto questo annuncio: Vendo Citroen DS anno ’72, 23 Pallas, gomme nuove…….. [A;)]
fischer