Vi trascrivo questo dibattito, comparso nella rubrica "I giovani che contano nel mondo dell'automobile", su Quattroruote di dicembre 1969.
L'intervistato è Michel Chaumet, allora 38enne, direttore generale di Citroën Italia: la conversazione, piuttosto brillante in alcuni punti dove il giornalista provoca sostenendo la bruttezza di alcuni modelli, spazia dai progetti futuri (SM, GS) all'evoluzione della DS, dalla crescita del mercato automobilistico italiano al ruolo della Marca all'interno di esso.
Dodici traslochi, dunque, prima di conquistare i gradi di direttore generale della Citroën Italia.Sì, perchè dopo i diversi stages come giovane impiegato alla Citroën di Parigi, per otto anni ho girato la Francia in qualità di ispettore commerciale, e poi sono stato direttore di cinque succursali: Angers, Dijon, Strasbourg, Nizza e Marsiglia. Sono arrivato in Italia all'inizio del '68 e anche a Milano abbiamo già fatto un trasloco. Adesso abitiamo in una bella casa, a San Siro, e stiamo molto bene. E c'è lo stadio vicino. Lei è interista?
No.Benissimo, allora possiamo continuare. Io sono milanista, ecco qua la tessera, sono socio del Milan A.C. e non perdo una partita.
Perderà i clienti interisti.Mi basta che le Citroën le comprino tutti i milanisti, non crede?
Come immaginava l'Italia, prima di venirvi a lavorare e a tifare per Rivera, e come l'ha trovata?Praticamente nessuna differenza rispetto alla Francia: gli automobilisti, il mercato, la burocrazia, l'ambiente di lavoro, dopotutto sono gli stessi. Al mio arrivo, devo ammetterlo, avevo una certa idea: gli italiani me li rappresentavo volubili e un po' nervosi. Ma oggi mi accorgo che fra loro, come dappertutto, vi sono persone calme ed altre che lo sono meno e che le qualità e i difetti sono come da noi, cioè qualità e difetti dei latini. Ad ogni modo, forse perchè venivo dal sud della Francia, perché gli ultimi due posti dove ho lavorato sono Nizza e Marsiglia, non mi sono mai sentito particolarmente spaesato.
Qual è ora il suo atteggiamento mentale nei confronti di due grandi industrie, Fiat e Renault, alle quali voi della Citroën siete legati da rapporti economici e organizzativi da un lato, intendo la Fiat, e da vincoli sentimentali, forse di natura nazionalistica, dall'altro? In altre parole: lei, personalmente, lavorando in italia, cioè all'estero, si sente più vicino ai soci della Fiat o ai fratelli della Renault?Io penso che siamo nell'ambito dell'Europa, e in questo momento non si devono avere dei legami nazionalistici. Qui non si tratta di soci e di fratelli. il vero problema è che abbiamo un'industria libera da una parte e delle industrie nazionalizzate dall'altra parte. Queste ultime, per la posizione privilegiata che deriva dai loro statuti, hanno inevitabilmente un gioco diverso dalle altre e di conseguenza finiscono per squilibrare l'economia di mercato. E' per questo che mi sento sentimentalmente più vicino alla Fiat che alla Renault.
Chi ha tratto finora maggiori benefici dal gemellaggio delle organizzazioni di vendita e assistenza, l'Autobianchi in Francia o la Citroën in Italia?Io credo che nessuno, né all'Autobianchi, cioè alla Fiat, né alla Citroën, ponga la questione in questi termini e quindi sia in grado di risponderle. Lo sviluppo e l'attività delle organizzazioni Autobianchi e Citroën sono un modello e una tappa di una cooperazione che si va sviluppando in tutti i campi. Poco importa sapere chi è momentaneamente avvantaggiato. In realtà, le vendite Autobianchi sono aumentate in Francia e le vendite Citroën sono aumentate in Italia. Quindi ambedue hanno guadagnato. In particolare, dopo essersi stabilizzata per diversi anni tra le 3000 e le 4500 vetture, nel 1968 la Citroën è passata a circa 10.000 unità e quest'anno finiremo per venderne 20.000. Posso anche dirle che il nostro programma per il 1970 si aggira intorno alle 30.000 vetture e che nel 1971 contiamo di raggiungere le 40-50.000 unità.
Suppongo che questo suo ottimismo nasca anche dalla fiducia nei nuovi modelli che la Citroën ha in preparazione.Certo. Alla fine del 1970 avremo la grande Citroën-Maserati, una vettura di classe e prestazioni elevate, con un motore intorno ai 5000 cc; e avremo anche una nuova importante vettura, chiamiamola per intenderci una "mini-DS", con un motore sui 1000 cc, destinata a colmare una lacuna nella nostra gamma di modelli, dove manca una cilindrata intermedia tra la piccola Dyane e la DS. Però il mio ottimismo è basato anche sulla nostra organizzazione e sulla rete di vendita e assistenza: 241 concessionari con il nostro marchio "double chevron" e 739 punti di assistenza, cioè complessivamente 980 punti vendita e di assistenza per la clientela italiana e per gli innumerevoli turisti che ogni anno trascorrono le vacanze in Italia. Inoltre nel '70 la Citroën Italia avrà una nuova sede, tre volte più vasta di quella attuale, con circa 400 dipendenti; e in periferia abbiamo già pronto un nuovo magazzino ricambi e una nuova grande officina. Ci prepariamo dunque ad affrontare una domanda in espansione e a preparare un migliore servizio per la clientela.
Nel frattempo, però, mi sembra che abbiate ancora un grosso problema, almeno in italia. A parte il caso della DS, di cui parleremo poi, le Citroën hanno sempre avuto una particolarità paragonabile, se me lo consente, a quella di un certo tipo di donna: intelligente, anticonvenzionale, ma decisamente brutta. Crede che sia questa la ragione che impedisce ancora agli italiani di amare perdutamente le Citroën?Non sono del suo parere. Per le donne, e per le automobili, ci sono le false-brutte come ci sono le false-magre. Ciò che importa, e sembra che importi molto ai nostri clienti, è la personalità recondita, vera. La bellezza può essere di tanti generi e lei non ha nessun diritto di dire ai nostri clienti che la loro vettura non è bella. E' vero che in certi casi abbiamo sacrificato le apparenze alle qualità meno appariscenti. Per esempio, il successo della 2 CV in Francia dimostra che la Citroën ha avuto ragione che questa vettura, lei lo voglia o meno, è realmente bella.
Nella pubblicità, voi stessi definite la Dyane un mostro, di simpatia d'accordo, ma mostro. E rispetto ai canoni classici della bellezza automobilistica, non vi è dubbio che lo sia. Dunque non si arrabbi. Parliamo piuttosto della DS che, invece, è come una bellissima donna che continua a fare appello alla sua indiscutibile classe per nascondere gli anni. Ha perfino cambiato il trucco degli occhi, recentemente: muove i fari, per tenere desta l'attenzione su di sè. Eppure ... la linea è sempre stupenda, ha ancora attrattive insuperabili, ma quella "borsa" sotto la calandra, oggi più che mai, rivela un limite: il cuore, cioè il motore. E' un vizio di nascita, ma non pensa che adesso cominci a diventare preoccupante?Una donna veramente bella non invecchia mai. Conosciamo tutti, penso, donne di oltre 60 anni che sono ancora meravigliose. Non hanno bisogno di trucchi speciali, non cambiano mai, il tempo non le raggiunge. E' il caso della DS: non gira i fari per richiamare l'attenzione, ma perchè i nostri tecnici hanno voluto dare ai propri clienti la possibilità di viaggiare di notte come in pieno giorno, con la stessa sicurezza. Non è un artificio, è una nuova qualità. In quanto al cuore, va benissimo, forse perchè finora ha pulsato lentamente. Il cuore della DS batte allo stesso ritmo di quello di un grande podista, di Zatopek. Per di più, la Citroën gli ha appena iniettato siero di Bogomoletz, un siero miracoloso, con l'iniezione elettronica. La DS rimane bella e più che mai giovane. E continua a d avere numerosi amanti: tutti coloro che hanno la fortuna di possederla. Certo anche la più bella donna del mondo deve morire, un giorno, ma quando la DS scomparirà, non sarà certo invecchiata. Comunque, quando giungerà quel momento, la Citroën saprà sostituirla con una vettura altrettanto rivoluzionaria.
Che siate bravi è fuori discussione. Alcuni dicono che lo siete anche troppo. Se avete una équipe di cervelli, di tecnici d'avanguardia, che tutti vi invidiano, come mai siete ricorsi alla Maserati per progettare un nuovo motore?Nessuno è mai troppo bravo e neppure i migliori cervelli possono fare tutto e sapere tutto, se consideriamo la complessità dei problemi nel mondo tecnico d'oggigiorno. La Citroën ha trovato alla Maserati altri cervelli di qualità e ha pensato che essi fossero al più alto livello nella progettazione di motori di elevate prestazioni. Proprio per questo noi siamo molto fieri e soddisfatti di collaborare con loro per la creazione di una nuova vettura.
Citroën a parte, per ovvi motivi, quali sono, secondo lei, le migliori automobili del mondo oggi in produzione, tenendo conto del rapporto qualità-prezzo?Se rispondo Fiat direbbe che non sono obiettivo. Eppure non vedo quale altra risposta potrei darle.
Se non esistesse la Citroën, o se lei non lavorasse per la Citroën, quale vettura preferirebbe per sé, da usare personalmente?Come le ho detto, sono entrato alla Citroën appena terminato il mio servizio militare e non ho mai considerato la possibilità di lavorare per un'altra società. Perciò non riuscirei mai a orientare la mia scelta su una vettura che non sia Citroën. Le dico di più: se la Citroën non esistesse, penso realmente che non sarei lo stesso uomo.
E che cosa farebbe, prima di tutto, se dovesse diventare un giorno il più alto dirigente, il presidente della Citroën o comunque di una grande industria automobilistica?Prima di tutto renderei omaggio a tutti i miei predecessori, che sono riusciti a creare una straordinaria immagine della marca; e poi mi sforzerei subito di avvicinarmi ai grandi modelli, che sono per me Pierre Bercot, presidente del nostro gruppo, e Claude-Alain Sarre, presidente della Citroën Automobiles.
Bene: con risposte del genere si può davvero diventare presidenti di qualsiasi cosa.