L'illusione della distanza

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L'illusione della distanza
« il: Agosto 23, 2013, 06:01:47 pm »
Dopo l'avventura dell'anno scorso (vedi: http://forum.ideesse.it/smf/index.php?topic=13299.0), qualsiasi altro viaggio può sembrare una gita domenicale. Quest'estate, complici impegni prolungati e finanze ridotte mi sono dovuto "adattare", pur non volendo rinunciare a sgranchire la DSpécial attraverso il continente. E' vero, mi sono sentito un po' come un capitano Cook che dopo aver circumnavigato il globo si fosse dedicato ad un banale servizio di linea tra Dover e Calais. Tuttavia, non sempre sono i chilometri a fare il viaggio e con una programmazione capace ho provato a dimostrare a me stesso che si può condensare anche in quattro giorni un itinerario gradevole e culturalmente/paesaggisticamente fruttuoso. Ecco quindi la definizione adatta per cotanta impresa:

L'illusione della distanza



Partenza il 19 agosto dal Lago Maggiore! Una DS migliorata rispetto all'anno passato vanta ora una marmitta nuova a vantaggio dell'udito, delle sfere confort e le altezze ben regolate a vantaggio di schiena e sedere e soprattutto una migliore regolazione dell'accensione a vantaggio della vettura stessa - pur nei suoi limiti - nelle salite. Memore dell'incubo dell'anno scorso, con 10 km di coda in salita al Gottardo, questa volta prevengo partendo il lunedì mattina presto anziché il sabato da bollino rosso per i rientri e alle 10 del mattino, con due sole scalate in terza marcia nonostante quattro persone a bordo e i loro bagagli, il tunnel è presto passato. Nuvole e pioggia scrosciante in mezzo alle Alpi imponenti non riescono a rallentare la nostra discesa verso il cuore del continente e, dopo una piccola pausa in area di servizio a Lucerna (1 CHF per far la pipì, bien entendu), siamo a Basilea. I cartelli già ci tentano verso la Francia, ma in questo crocevia europeo viriamo piuttosto a destra verso la prima delle nazioni da visitare in questo viaggio, la Germania. 



Appena passata la frontiera svizzera, un solo rumore sembra riempire la zona: sono cavalli in corsa e marce tirate da frotte di teutonici V8 in queste Reichsautobahnen senza limiti, paradiso dei velocisti. Ma la saggia DS, che si vuole guidata elegantemente ai suoi 120 km/h regolamentari, insegna invece una nuova e radicale caratteristica nello stile di guida a questi dissennati corridori senza sensibilità paesaggistica: la lentezza! Ecco quindi che abbandoniamo presto i rettilinei a favore delle morbide strade tra i boschi della Foresta Nera. 



Campi, mucche, villaggi, mulini, abeti: questo ci riservano gli asfalti sinuosi tra Loerrach e Kandern, ma alle ombre degli alberi si sostituiscono presto quelle delle nuvole e in poco tempo si mette a piovigginare. Niente pic-nic sotto le frasche quindi, e la pioggia che presto si tramuta in poderoso diluvio consente a malapena di uscire dalla macchina per prendere i panini nel baule, per poi doversi nuovamente rintanare nel salotto a quattro ruote a sgranocchiare compunti sotto la furia degli elementi.
Pur sempre in estate siamo però, ed ecco di nuovo il sole sopra i cieli del Baden Wuerttemberg. Ancora qualche chilometro e i boschi lasciano posto ai vigneti: siamo a Staufen in Brisgau, nostra meta della giornata. Si tratta di un delizioso paesino sormontato da un antico maniero. E' il luogo ideale per una vacanza tranquilla: ovunque regnano pace e silenzio, rotti soltanto dallo scorrere del ruscello che attraversa il borgo.



Lasciata la vettura nel parcheggio del nostro albergo, o per meglio dire Gasthaus a volerne sottolineare l'atmosfera tradizionale, ci concediamo una lunga passeggiata fino alla cima del castello. Dalla vetta si ammira tutta la valle del Reno a occidente e i boschi della Foresta Nera ad oriente: in mezzo, il nostro paesino con le sue case tipiche. Ma cosa arriva da là in fondo? Altre nuvole minacciose! Di corsa verso l'albergo rotolando dalla collina di Staufen per ripararsi dall'ennesimo temporale, che si conclude comunque in meno di un'ora, quanto basta per riposarsi sui morbidissimi letti.
E' ora di cena: birre locali, wienerschnietzeln e kartoffeln in tutte le salse allietano un degno banchetto, ma occorrerà una passeggiata al fresco della sera per riprendersi dalle porzioni decisamente ... tedesche.



La mattina del 20 comincia col profumo della colazione che sale le scale dalla sala ristorante alle camere. Chi vuole può avventurarsi su affettati e uova, ma uno stomaco più mediterraneo preferisce non andare oltre pane e marmellate. Ancora qualche foto in giro per Staufen con la DS protagonista nelle piccole strade tra la curiosità dei passanti e siamo di nuovo en route, destinazione Strasburgo. Invece del percorso più breve, via autostrada, decidiamo di indugiare ancora un po' tra i boschi e, dopo aver attraversato la splendida città universitaria di Friburgo, si corre di nuovo in mezzo ai pascoli.
Ben presto è mezzogiorno e, in linea con gli orari locali, approfittiamo dei bei paesaggi e del sole che finalmente staziona definitivo sopra le nostre teste per un picnic a 500 metri d'altezza.





L'afa delle pianure padane è un ricordo lontano, in questo clima fresco. Ancora qualche tornante nel buio di selve che sanno di Medioevo e poemi cavallereschi e siamo a Offenburg, a poca strada dal Reno. Il grande fiume d'Europa si passa senza troppe cerimonie e con esso la frontiera. Il piccolo cartello F R A N C E, in quest'epoca schengeniana, non rende però abbastanza giustizia alla nostra avventura: neanche una bandiera, non un'indicazione del cambio di nazione, possibile? Non rimane che compensare con quattro colpi di bitonali la gioia della balena azzurra al suo rientro in patria.

Passano pochi minuti e siamo sulla tangenziale della seconda capitale dell'Unione. Ben presto si esce verso il centro, direzione Hotel Ibis (un'altra istituzione della Francia anni '70...) e un bell'autosilo moderno. Dalle finestre dell'albergo la città brulica di attività e ci invita alla visita: la cattedrale, il quartiere della Petite France sul fiume, la vasta Place Kleber, negozi di ogni genere e tantissimi turisti. E però: città internazionale, città comunitaria, città... tedesca! Girando tra i vicoli l'inattesa (e non necessariamente gradevole) sensazione di non trovarsi nell'Héxagone. L'architettura, le lingue parlate, la drammatica assenza di tricolori solitamente onnipresenti contribuiscono a creare un'atmosfera strana, nella quale non è agevole capire in quale paese ci si trovi.
D'altronde è la stessa storia della città ad essere travagliata, con i suoi continui e sanguinosi passaggi da una nazione all'altra e i risultati non dovrebbero stupire, semmai meritare il profondo rispetto del turista consapevole. Dopo un'ottima cena in un ristorante rimasto fermo all'epoca di Pompidou, nel quale non ci si stupirebbe di vedere Lino Ventura seduto al tavolo accanto, s'impone una passeggiata nella città by night per smaltire la dorata Kronenbourg in circolo per le vene. Ciò ci consente di terminare la visita con la Place de la République e i palazzi istituzionali, ma anche di prendere atto di una diffusa aria malfamata che aleggia persino in centro tra mendicanti e ubriachi...

Buongiorno, è il 22 agosto. Colazione a croissants et grand café in Place Kléber prima di rimettere in moto la DSpécial per un giro panoramico della città alla volta del quartiere europeo. Attraversando il centro su questo simbolo vivente della Grandeur della Quinta Repubblica contribuiamo nel nostro piccolo a ricordare ai turisti che pur sempre in Francia ci troviamo; non mancano sorrisi, pollici in su e occhiate divertite al morbido galleggiare della Dea sui pavé del lungofiume.



Raggiungendo la periferia nord-orientale della città, ecco riflettersi al sole le vetrate dei palazzi dell'Unione: Consiglio d'Europa, Corte dei diritti dell'Uomo e, naturalmente, il Parlamento.

La DS parcheggiata davanti al colossale edificio e i quattro giovani che le si aggirano attorno intenti a scattare fotografie della loro ambìta destinazione distraggono persino i visitatori dell'Assemblea stessa! Sarebbe orgoglioso De Gaulle, che nell'integrazione europea poco confidava, nel vedere la sua beniamina distogliere l'attenzione dei turisti dal tempio della democrazia comunitaria?



Salutiamo le bandiere dei 28 paesi e riprendiamo il viaggio a metà mattina. Si inizia a tornare verso sud, ma con estrema calma: ci aspetta la Route du Vin, che attraversa da settentrione a meridione l'Alsazia mostrando orgogliosa le sue colline e i suoi vitigni. Dopo un pieno alla Total (Citroën préfère) ci deliziamo quindi degli splendidi paesaggi, curva dopo curva, tra un borgo e l'altro. A metà percorso, poco dopo pranzo, una sosta nel più celebre dei villaggi della regione, Ribeauvillé: la traversata del centro storico con la DS fa girare in un sorriso qualunque passante e dopo il momento di gloria ci attende un'oretta di acquisti e passeggiate tra le vetrine che mostrano il meglio delle tradizioni locali quanto a vini e tessuti.



Sono ormai le tre del pomeriggio e, col baule ormai strabordante, sarebbe ora di proseguire verso la nostra ultima tappa, Berna. Cerchiamo di prenotare in viaggio ma qualsiasi albergo è troppo costoso oppure al completo. Che fare? Non rimane che tentare nei dintorni e gli unici che sembrano disposti ad accoglierci sotto i 100 € a notte sono i gestori dell'Ibis di Neuchâtel, a 50 km dalla capitale. Il ritorno verso Basilea, sulle strade della Bassa Alsazia a sud di Mulhouse, è però problematico: continue deviazioni sulle strade ci portano sempre più a ovest e varchiamo quindi la frontiera con un ritardo considerevole: sono già le sei e mezza di sera!



Per cortesia istituzionale decidiamo di chiamare l'albergo, avvisando del ritardo, e per tutta risposta ci viene detto che la stanza ci verrà tenuta solo fino alle ore 20.00.00. Siamo nel paese degli orologi e sulla tolleranza oraria c'è poco da sperare: non rimane che liberare i 108 cavalli SAE sulle biliardiche autostrade elvetiche per completare per tempo i 122 km che ci separano dal nostro giaciglio! Coi limiti di velocità e le gallerie purtroppo c'è poco da essere allegri, ma un imprevisto positivo ci viene in aiuto. Sulla carta Michelin del 2000 non era infatti segnata una nuova autostrada tra Solothurn e Biel e questo piccolo miracolo ci consente di velocizzare il tutto e di arrivare nel parcheggio dell'albergo alle 07.58.23: uno dei nostri scende dall'auto in corsa con fare da esercitazione della Marina per implorare pietà alla Reception e così avviene: la stanza è nostra, tre urrà per la DS autostradale!



Dopo una pausa minima e lo scaricamento dei bagagli siamo nuovamente in auto diretti in centro, ma restiamo colpiti dalla fredda assenza di vita che caratterizza questa cittadina lacustre, pur ben presentata dalle guide turistiche. Trovare da mangiare è quasi un'impresa e l'immacolata architettura cittadina sposa i viali deserti e bui, contribuendo a creare un'impressione alquanto negativa: che dire poi degli infiniti, grigi e angoscianti tunnel autostradali che ci vengono imposti per tornare in albergo?



Il sole sorge sul 22 agosto e, quasi a volerci salutare degnamente appena usciti dall'albergo, una colata di fango da un viadotto autostradale uniforma la carrozzeria al colore del tetto. Alla faccia del paese della pulizia!



Non siamo forse nella mise più adatta per entrare, 50 km dopo, nella capitale del paese della pulizia, ma pazienza. In un autosilo la pelle di daino pulisce il necessario e siamo pronti per visitare Berna che, almeno lei, non ci delude. Con le sue bandiere con gli orsi, la città è piena di vita e negozi, elegante e mitteleuropea. Pur con qualche cantiere di troppo in giro riusciamo a vedere l'Assemblea Federale, il celebre orologio astronomico, la Baerenplatz e le vie del lusso (ovviamente senza addentrarci nelle boutiques a 4 zeri...). Il clima ci aiuta anche oggi, con un sole caldo che favorisce un pranzo tra le bancarelle alla ricerca di qualche souvenir o specialità locale.
Ore tre del pomeriggio, pssst pssst trrrr-tak, la DSpécial si alza nuovamente sulle sue ruote per l'ultima tratta fino a casa. Siamo in giro da quattro giorni e i chilometri sono finora poco più di 900, ma con il continuo salire e scendere, i paesaggi che spaziano dalle foreste ai vigneti passando per i ghiacciai e le lingue locali che cambiano in continuazione (italiano-francese-tedesco-francese-tedesco-francese-tedesco...argh!) ci sembra di aver fatto il giro del mondo.

Usciamo con eleganza da Berna dal ponte sull'Aare imitando in direzione opposta l'agente 007 (@1:36), qualche foto dalla collina sopra la fossa degli orsi e si scende verso Thun e i suoi laghi.



Rientrare sul Verbano dalla capitale elvetica è apparentemente cosa semplice: poco prima di Interlaken basta risalire a sud tra le montagne, come facciamo, fino ad un migliaio di metri d'altitudine a Kandersteg e prendere il pratico treno-navetta per ritrovarsi già in Vallese.



Se tra Interlaken e Kandersteg la salita è poco ripida e anzi piacevole per i paesaggi che danno sui ghiacciai dello Jungfrau, la discesa fino a valle è però ben più irta: marcia bassa/frena/tornante, marcia bassa/frena/tornante, marcia bassa/frena tornante, una sequenza inquietante che si ripete per qualche chilometro in un cambio quota che sa più di aeroplano che di automobile, ma la DS e il suo leggendario equilibrio non sembrano scomporsi.

Finalmente una (relativa) pianura, virata a ovest verso Briga e si prende il secondo treno-auto che ci riporta in Italia sotto le Alpi. Appena giunti alla stazione d'imbarco, però, agghiacciante sorpresa: il treno è appena partito e per quello successivo occorre aspettare altre due ore, ma sono già le cinque e ci aspettano per cena. Che fare? Non resta che tentare, dopo qualche riflessione e non pochi timori, con il Passo del Sempione.

L'incubo, perché di questo si tratta, durerà così ben tre quarti d'ora sulle ripide salite. Tanti insulti a Napoleone che la strada l'ha costruita e tanta angoscia, in un continuo passare tra terza e seconda alla media di quaranta all'ora col timore che si accenda la spia dell'acqua. Come dimenticare infatti che siamo in quattro, con bagagli di ogni genere, e che la vettura ha i suoi 40 anni e i suoi 1200 kg, oltre ai rapporti al cambio poco adatti alle scalate?

Mi fermo a metà salita in un'area di sosta, mi viene in mente di accendere il riscaldamento per facilitare la circolazione dell'acqua e nel frattempo faccio passare la piccola coda che ci si è formata dietro. In questo momento, l'insulto finale e l'immediata comprensione di essere sulla via per l'Italia. Da un'Alfa Romeo 156 targata I in sorpasso il grido: "Ma buttalo via quel cesso!". Partono le bitonali a riparare l'orgoglio ferito della Dea delle automobili spodestata dal suo olimpo da un buzzurro qualsiasi, ma c'è poco altro da fare se non compatirlo...

Facciamoci coraggio, riprende la scalata e riprendono i sudori freddi del suo padrone... lento pede ci avviciniamo, ci avviciniamo, ci avviciniamo... finché non compare il miraggio del cartello blu: "Simplon Pass - 2005 M. u.M.". Nessun surriscaldamento, solo un po' di fatica... e paura, ma ce l'abbiamo fatta.



Non ho neanche troppa voglia, dopo questa che ho capito sarà la mia pena del contrap-passo nell'Oltretomba, di godere della vista pazzesca sull'arco alpino e sui ghiacciai da questa strada storica: meglio iniziare a scendere. Si riparte a suon di marcia bassa/frena/tornante, marcia bassa/frena/tornante, marcia bassa/frena/tornante, un po' di barbecue dai freni a forza di star dietro ad un pullman rumeno di una lentezza esasperante, poi il sorpasso e ... ITALIA!



Una roboante cavalcata sulla superstrada Domodossola-Verbania a ripulire la marmitta dai gas incombusti della discesa e, in un tramonto dorato, siamo di nuovo sulle rive del Lago Maggiore: s'imbarca la trionfante scalatrice alpina a quattro ruote sul traghetto per Laveno, sulla sponda lombarda dove ci trasferiamo per le vacanze estive, e tra le onde del Verbano e la costiera che si avvicina sembra più di essere un navigatore di ritorno in patria che un automobilista, per quanto anomalo. Tra i saluti e i sorrisi finali allo sbarco e il levar di cappello del capitano, ancora pochi chilometri e siamo a casa alle 20 in punto per una festosa cena di bentornati. Non c'è Champagne come l'anno scorso di ritorno da Reims per celebrare l'ennesima impresa, ma spumante di Berna (esiste ed è pure ottimo!): un grazie ed un riconoscente elogio per i miei tre compagni di viaggio e un grazie alla DS che, ancora una volta, ha saputo far assaporare come solo lei sa fare paesi, strade, culture. Ecco, anche sul breve percorso, l'illusione della distanza: sogno, non visione vuota. Decenni fa come oggi, un invito al viaggio.



In poco più di un anno abbiamo varcato le frontiere di Svizzera, Francia, Regno Unito e Germania: non che servisse dimostrare che lo meritano, ma queste eccezionali grandes routières continuano a mantenere con fierezza il loro passaporto europeo, in barba agli anni che passano e ai modi di viaggiare che cambiano.


 [:hello]

Chilometri percorsi: 1157.
Consumo medio: 10,9 km/l.
Spesa per la benzina: 110,94 €.

« Ultima modifica: Agosto 24, 2013, 07:22:21 pm da H a v r a i s »
"La route doit redevenir pour l'automobiliste, à la fin du XX siècle, ce qu'était le chemin pour le piéton ou le cavalier: un itinéraire que l'on emprunte sans se hâter, pour se distraire et voir la France." (Georges Pompidou)

Re: L'illusione della distanza
« Risposta #1 il: Agosto 23, 2013, 06:31:10 pm »
Bravo!  [:clap] [:clap] [:clap] (alla francese, si intende  ;D)
 [:hello]

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Offline SCARABEO

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Re: L'illusione della distanza
« Risposta #2 il: Agosto 23, 2013, 07:41:45 pm »


Hai rubato una tovaglia di un ristorante di Berna e l'hai usata come camicia ?

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Offline hal9000

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Re: L'illusione della distanza
« Risposta #3 il: Agosto 23, 2013, 08:51:30 pm »
bel giro, belle foto e bel racconto!

Re: L'illusione della distanza
« Risposta #4 il: Agosto 23, 2013, 09:56:31 pm »
bel giro, belle foto e bel racconto!

Condivido, bravi!  [(su)]
" sans le Beau, la vie serait une erreur "
" senza la Bellezza, la vita sarebbe un errore " Nietzsche

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Offline haiede

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Re: L'illusione della distanza
« Risposta #5 il: Agosto 23, 2013, 10:37:07 pm »
..........bravo "dottore" e tanto di cappello alla balena blu che, nonostante gli anni di servizio, vi ha ancora accompagnati senza problemi nell'avventura: come vedi fa del suo meglio per contraccambiare le cure che le vai riservando ..........a sapere che andavi in Alsazia...........ti avrei commissionato un cartone di "PELFORT"............hihihihi.......... [;)]
Ciao
 [:hello]
Dodo

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Offline Andy LHM

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Re: L'illusione della distanza
« Risposta #6 il: Agosto 23, 2013, 11:37:58 pm »
evvai capo  [:clap] [:clap] [:clap] [:clap] [:clap] [:clap] [:clap]

e noi che pensavamo che eri andato a donnacce  [:fiu]

....................stupendo reportage ( come tuo solito )  [:love] [:love] [:love] 

grazie Matteo  [:kiss]
« Ultima modifica: Agosto 23, 2013, 11:40:29 pm da Andy LHM »
......il forum siamo noi e ognuno di noi, se ne ha voglia, può fare qualcosa per renderlo migliore.

Re: L'illusione della distanza
« Risposta #7 il: Agosto 24, 2013, 12:04:33 am »
Bravo !
Le foto e il racconto metton voglia di partire...


ciao

Re: L'illusione della distanza
« Risposta #8 il: Agosto 24, 2013, 08:48:11 am »
Complimenti anche da parte mia! Bravo!! [:clap] [:clap] [:inch] [:hello]
E' meglio fingersi acrobati che sentirsi dei nani.

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Offline CitroMarco

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Re: L'illusione della distanza
« Risposta #9 il: Agosto 24, 2013, 10:26:27 am »
Un plauso (non il primo, e sicuramente ne seguiranno tanti altri) alla plume ed alla abilità fotografica di Matteo, itinerario a me ben noto, posti fra i miei preferiti meta di tante gite del passato ed anche avventure (tra tutte il ritiro di una DS nelle vicinanze di Strasburgo, risvegliata dopo un sonno lungo vent'anni e via verso l'Italia...)
Bravo dunque a te, guidato dalla tua indole e dalla tua passione, ma bravi anche ai tuoi compagni di viaggio, perché nel caos multimediale odierno, dove sembrano contare per i ragazzi sono le mode e le ossessioni, hanno saputo eleggere te a loro guida per una vacanza senz'alto diversa e senz'altro indimenticabile, scandita ad un ritmo di altri tempi, non poi così lontani ma ormai dimenticati. Che voglia di ripartire....
Marco  [:hello]
e pensare che non ci vado nemmeno matto, per la mortadella...

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Online IDcronio

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Re: L'illusione della distanza
« Risposta #10 il: Agosto 24, 2013, 10:38:34 am »
Non ho parole! Matteo mi sorprendi sempre più e ti faccio i miei complimenti conditi di un po di invidia, non solo per il bel viaggio ma per averlo fatto alla tua giovane età. Credo che in pochi qui riuscirebbero ad ammettere (almeno a se stessi [:D]) che la DS è arrivata tardi nella loro vita. Io ho dovuto farlo e trovo infatti che nutrire tali passioni da giovani sia cosa fantastica e straordinaria. Da adulti è più semplice, entrano in gioco stati d'animo nostalgici e spesso si diventa patetici.

 [(abbraccio)] [:hello]
« Ultima modifica: Agosto 24, 2013, 10:42:38 am da IDcronio »

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Online IDcronio

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Re: L'illusione della distanza
« Risposta #11 il: Agosto 24, 2013, 10:46:08 am »
P.S. ecco cosa vorrei: Un forum pieno di giovani così da farmi sentire talmente vecchio da fare testamento, donare tutto e riposare.....riposare.........ri ..po ..sare..... [:D]
« Ultima modifica: Agosto 24, 2013, 11:01:55 am da IDcronio »

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Offline bardamu

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Re: L'illusione della distanza
« Risposta #12 il: Agosto 24, 2013, 12:23:50 pm »
Che voglia di ripartire....

A chi lo dici...io che poi oltralpe con la ds non sono ancora andato, sogno di farlo con uno di questi viaggi itineranti di cui Matteo e' maestro. Bravo!
Sur une DS, tant que tu n'as pas tout fait...tu n'as rien fait!

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Offline zap

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Re: L'illusione della distanza
« Risposta #13 il: Agosto 24, 2013, 03:34:33 pm »
...non solo ma scritto anche bene!L italiano e mia seconda-terza lingua,racconti scritti con attenzione sono molto graditi.Grazie [:clap] [:clap]

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Offline Linux

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Re: L'illusione della distanza
« Risposta #14 il: Agosto 24, 2013, 04:57:25 pm »
Sono dei posti meravigliosi e raccontati così "meravigliosamente" diventano incantevoli!

Complimenti Matteo!  [:clap] [:clap] [:clap] [:clap] [:clap]
Linux