Chi mi conosce sa della mia passione, oltre che per le vetture Citroen, anche per i modellini ad esse correlati, oltre che ai giocattoli in generale e al ferromodellismo pure del quale nutro una collezioncina discreta.
Già dieci anni fa in occasione dei trent'anni della CX a Vairano venni in contatto con il signor Alfredo Albertini (il papà di Matteo) circa un eventuale articolo sulla rivista specializzata in quanto essere, già all'epoca, una collezione abbastanza importante sul piano tematico. Purtroppo poi la cosa si perse lì, i motivi di costi per la testata giornalistica più la mia apatia hanno sotterrato la cosa, almeno fino allo scorso anno quando, ripresi i contatti con Alfredo tramite Matteo che pubblicamente ringrazio, la cosa ha avuto una gestazione di qualche mese e poi un riscontro fattivo, oltre a trovare la collezione notevolmente aumentata.
Così ad aprile del 2013, un fotografo romano che lavora per Ruoteclassiche si presentò a casa mia per le foto di rito e per un'intervista registrata con uno smartphone da mettere come parte esplicativa a questo servizio, non prima di aver scelto abbastanza accuratamente i modelli da immortalare, cosa non semplice ma dove alla fine, a farla quasi da padrona è stata la DS.
Dopo aver argomentato ogni foto scelta, l'articolo, il cui menabò mi fu mandato preventivamente via email per la sua valutazione globale, l'articolo è andato in stampa proprio per l'ultimo numero della rivista, sia per chiusura dell'anno (l'ultimo trimestre) ma soprattutto per la triste chiusura definitiva di questa autorevole testata, un vero peccato in quanto vero riferimento per il settore del modellismo (sia auto che ferroviario), un settore sempre più costoso ed in crisi e molto ai margini, divenendo sempre più di nicchia.
Ma i bambini di oggi non sanno cosa si sono persi circa il valore umano ed intellettuale giocando con questi strumenti sacrificati sull'altare delle consolle elettroniche che travolgono anche i grandi, e per questo vorrei anche riportare qui, in maniera del tutto integrale, il testo di una mia nota scritta per facebook (dove sono molto attivo) scritta a fine settembre del 2013 dovuta al ritrovamento di una vecchia pubblicità della Politoys che ha avuto il pregio di riscaravenarmi violentemente ai tempi dei primi anni 70, quando appunto, mocciosetto, manovravo questi modellini:
Voi non sapete cosa vi siete persi.
Voi non sapete cosa vi siete persi, delle sensazioni uniche e rarefatte, fatte di fantasia e relatà immaginate; non sapete cosa vuol dire passare ore ed ore con uno, due, dieci modellini tra le mani, uno va e uno viene a "spazzolare" tutta casa, a fantasticare la guida vera su piste disegnate col gessetto colorato sul terrazzo grande attico natìo, sprazzi di quotidianità e di traffico portati per mano e musicati con la bocca.
Cosa darei per risentire dentro la mia anima quell'emozione di caldi pomeriggi d'estate a martellar plastilina sul tavolo della cucina per farne una strada condendolo ai lati di ghiaccio preso dl frigorifero panciuto Siemens e poi passarci su con un modellino, Politoys, Mebetoys, Mercury, non fa distinzione, essa sia stata un'Alfa Romeo, una Citroen, una NSU o una Fiat; quando sul dorso di Topolino vedevi Paola Pitagora che ti invitava verso un nuovo prodotto che faceva per te.
E lo faceva con naturalezza, giocando anche lei con te per terra in mezzo ai tanti cocci seminati.
Non c'era bisogno di altro, solo di fantasia, e di sicuro con un modellino in mano, non ne mancava mai, potevi costruire e distruggere insieme; mai gioco fu più bello ed emozionante nella mia vita da bambino, non ricordo mai un momento, nonostante le tante distrazioni di altri giochi, di non aver mai preso, almeno una volta in mano, un modellino.
Ne avevo, ma tanti ne rompevo, smontavo, rimontavo, di tutte le scale allora possibili, e mamma non era spesso consenziente nell'accontentarmi, ma poi magari lo faceva seppur smugugnando un pò.
Ottocento lire per una Mebetoys 1/43 fino alle 2500 lire per un modello 1/24; e non era proprio poco per quei tempi.
Tante storie fantasticge sono passate attraverso i modellini, ci ho giocato fin sulla soglia dei 17 anni; e l'ultima storia la ricordo ancora, indelebile.
Quante marche sono passate sotto le mie, mani, oltre a quelle già citate, Solido, Norev, Dinky, Corgi, Matchbox.... e non solo auto ma anche camion e mezzi pesanti di marche ormai perse per sempre tipo Siku ed Efsi.
Sono passato dall'utima storia alla macchina vera, senza soluzione di continuità, poi ho smesso di giocarci ed ho cominciato a collezionarle, in maniera bulimica e compulsiva, non più per fantasticare ma per guardarle, rimirarle, trarre soddisfazione nella contemplazione.
Ed oggi c'è qualcuno che si lascia andare in commenti dicendo che alla mia età ancora gioco con le "macchinette", termine da me detestato ai confini del dispregio e della non consederazione.
No, non gioco più con i modellini, ma tu, probabilmente, non sai cosa ti sei perso...Questo l'articolo:
Stesso discorso vale per il ferromodellismo, io coi trenini ci ho giocato, ho passato ore irripetibili, oggi ci gioco ancora ma tu che passi le tue ore davanti ad un mondo virtuale elettronico non potrai mai capire quanto mi sono divertito.