Abbiamo iniziato questa discussione in un altro topic, ma vorrei riprenderla dall'inizio in uno spazio a lei dedicato, perché credo che sia importante e utile.
Partiamo da un piccolo dettaglio di storia: esistono tre tipi di telaio nella gamma D: quello delle berline, quello delle Break e quello delle Cabriolet.
Le linee di ferraggio esistevano in tre soli stabilimenti: quai de Javel, Forest (Belgio) e Slough (Regno Unito). Questi ultimi due si sono fermati alla fine degli anni '60. Inizialmente, erano prodotti i soli telai delle berline (ovviamente), comuni a ID e DS, poi arrivarono le Break ed infine le Cabriolet, che venivano mandati (i telai) da Chapron per l'allestimento e che erano utilizzati anche per le "creazioni" proprie di Chapron.
I telai venivano prodotti a partire da una piattaforma, su cui veniva poi saldata la parte superiore, costituita dalla paratia parafiamma, i montanti, il baule e la cornice del tetto. A quel punto il telaio veniva trattato, verniciato e riceveva un numero inciso su una fascetta in alluminio poi fissata (piegandola) sul longherone anteriore destro, vicino alle trombe per i modelli che ne sono provvisti. Il telaio così allestito veniva impilato in cataste (due strati) nei magazzini dei singoli stabilimenti, in attesa di decidere cosa farne.
Successivamente (potevano passare diversi mesi), il telaio veniva instradato su una delle linee di produzione dove avrebbe ricevuto le altre parti.
A quel punto veniva aggiunta una seconda targhetta: quella del numero di scocca (una placchetta in alluminio, avvitata o rivettata sulla paratia parafiamma, diagonalmente o orizzontalmente a seconda degli anni e delle versioni). Questo numero, composto da due gruppi di cifre, identifica la linea di produzione ed è indispensabile per ritrovare l'auto nei registri: quando l'auto arrivava sulla linea di montaggio, un operaio fissava la placchetta col nunero di scocca e prendeva una scheda che in alto riportava proprio quel numero. Mentre l'auto proseguiva sulla linea, ogni cosa aggiunta veniva riportata sulla scheda. Ad esempio, quando veniva montato il gruppo motore con parte degli impianti, veniva trascritto il numero del monoblocco, presente su una targhetta metallica sulla flangia di raccordo tra monoblocco e cambio, lato monoblocco, vicino alla pompa ad alta pressione. Sui veicoli più anziani, tale numero è su una placchetta d'alluminio fissata al monoblocco nei pressi del collettore d'aspirazione, sul lato sinistro del motore.
A vettura completata, in grado cioè di muoversi sulle sue ruote ma ancora priva di carrozzeria, veniva assegnato il numero di chassis, scritto da quel momento a vernice sul parabrezza.
La terza placchetta è rotonda (adottata dal '64 circa), fissata sulla paratia parafiamma, in alto a sinistra. E' il colore della carrozzeria ed accompagnava il carrello con portiere, cofani e parafanghi proveniente dal reparto verniciature.
Infine, subito dopo il controllo qualità (se superato), l'auto riceveva la pacchetta costruttore, con il numero di telaio ed i dati importanti per la circolazione in Francia, come peso massimo, tara e complessivo rimorchiabile, nonché marca, modello e serie corrispondenti alle "fiches barrée en rouge" del ministero francese. Infine, presse idrauliche stampavano sulla lamiera il numero di telaio, necessario in certi mercati come quello italiano, direttamente sulla lamiera.
Fino a qualche anno fa, molti se ne infischiavano serenamente di tutte queste targhette, montandone di trovate dal rottamaio solo perché meglio conservate delle proprie. Oggi invece questi numeri sono importanti perché sono gli unici che possono garantire la certificazione del proprio veicolo come "numeri corrispondenti" o "matching numbers", come amano dire gli esperti del settore.
Per l'Italia, è il Centro Documentazione a rilasciare questa dichiarazione che deve però essere supportata da un documento interno che Parigi invia al Centro Doc. e che resta negli archivi italiani della Casa.
Siccome le fiches di produzione di un milione e mezzo di DS sono ordinate per numero di scocca, questo dato è fondamentale per ottenere da Parigi la visura della fiche, senza quello semplicemente non si può avere certificazione. Ne in Italia ne all'estero (col fatto che in Italia le uniche valide sono quelle del Centro Documentazione, visto che la firma depositata al Ministero è quella italiana e non quella francese).
L'invio quindi è a trascrivere al più presto i dati di tutte le placchette presenti sulla vostra vettura, siano di alluminio o di carta (a fine produzione, diciamo dagli ultimi mesi del '74) alcune targhette col numero di scocca sono in carta adesiva.
Perché domani, anche se avete perduto una placchetta, potrete effettuare le opportune ricerche sui registri di produzione riguardo la vostra vettura.