Ultimamente mi capita spessissimo.
Sto guidando, magari chiacchiero con chi mi sta accanto, o ascolto la radio, o sono del tutto preso dalla strada, dalla guida. Poi i miei occhi colgono qualcosa, ma la mente non vede... non è che una macchia di colore, come le mille altre macchie di colore parcheggiate ai lati della carreggiata. E' solo qualche istante dopo, quando la mente riconosce l'oggetto, che la sensazione da percezione si trasforma in riconoscimento. Allora scatta la reazione intellettuale, estetica. Mi giro, realizzo, sorrido, ho un brivido, esclamo qualcosa. Se dietro di me non c'è nessuno, freno e torno indietro accostando. Studio bene l'oggetto, l'opera. Può essere semidistrutto, cadente, danneggiato, oppure perfetto, brillante, curato, o ancora normale, semplice, vissuto, ma è quasi indifferente. E' l'impulso all'arte, è la forza della conoscenza, la coscienza del frutto del lavoro di persone colte, intelligenti, rivoluzionarie. Mi piace poi cercare di definire meglio l'esemplare, di collocarlo correttamente nella gamma e nella storia, provando a ricordare tutto quel che ho studiato e imparato in questi 2-3 mesi di convalescenza forzata a casa, solo grazie alla rete, a questo sito e ad alcuni altri, anche stranieri, e alle persone che intervengono con le loro storie, le esperienze, i problemi, le domande, le risposte e le proposte.
Sento che, pur non avendo la mia DS, posso dire di appartenere ad una comunità, e di esserne lieto, alla comunità di quelli che sanno cos'è una DS, cosa c'è dietro in termini meccanico-tecnologici, ma anche, e forse soprattutto, estetico-artistici e storico-culturali.
Poi, necessariamente, proseguo.