La scorsa domenica, ripensavo ai tanti nomignoli attribuiti nel corso degli anni alla Dea, alcuni così famosi da avere scalzato nella memoria collettiva la sigla originaria. I più celebri li conosciamo tutti, "squalo", "ferro da stiro" o più semplicemente "Pallas".
Un mio vicino di casa ha ricordato come la DS venisse denominata anche "il salotto" mentre mia madre al nome di "squalo" ha affiancato quello di "balena".
Beh ... Che la DS venisse identificata con uno squalo o con una balena credo non possa scandalizzare nessuno vista la rassomiglianza della Dea con le creature degli abissi. Lo stesso Flaminio Bertoni del resto nel disegnare la DS disse di essersi ispirato ad un pesce [nota 1].
Eppure l'automobilismo transalpino non ha disdegnato di denominare alcune sue vetture con il nome di creature marine.
Solo qualche anno prima che la DS vedesse la luce, nel 1952, la carrozzeria Figoni & Falaschi presentava una coupé su base Citroen 15 CV denominata "Le Squale" forse per una analogia esistente tra il frontale dell'auto ed il muso del feroce animale [nota 2]. La stessa Figoni & Falaschi del resto per una sua cabriolet del 1945 su meccanica Lancia Belna (nome attribuito in Francia all'Augusta) aveva scelto il nome di Narvalo, complice forse una protuberanza alla base del cofano.
Anche il termine di "balena" era già stato utilizzato. Un "geniale" costruttore, Paul Arzens, aveva denominato "Le Baleine" una sua gigantesca cabriolet realizzata nel 1938 partendo da uno chassis Buick del 1928. La vettura tutt'ora esistente, è conservata insieme all'Oeuf, vetturetta elettrica realizzata da Arzens nel 1942 e considerata la capostipide delle vetture a "bolla di sapone" (bubble car), presso il Museo Nazionale dell'Automobile di Mulhouse.
Senza giungere alla realizzazione di un pesce vero e proprio su quattro ruote come fece una carrozzeria artigiana milanese nel 1926 su un telaio Fiat 509 [nota 3], anche la Regie Renault non fu da meno scegliendo nomi a soggetto marinaresco per vetture ed autocarri. Uno in particolare richiamava il sommerso. Quando nel 1961 venne messa in commercio la sorella maggiore della Dauphine (Delfina intesa però come la moglie del delfino, erede al trono di Francia) gli venne dato il nome di Ondine (Ondina, divinità marina). Nel frattempo la carrozzeria Laudat, realizzò una coupé su base Dauphine così somigliante alla DS da rendere la "delfina" così simile allo "squalo".
Se Simca si rifà all'Oceano commercializzando la cabriolet Oceane, altrove anche altre case indirizzano la propria fantasia verso le creature del mare.
Plymouth lancia nel 1964 la Valiant Barracuda, AMC nel 1965 mette sul mercato la Marlin mentre Opel nel 1970 commercializza il coupé Manta.
Oltre cortina, in Polonia, una società del Gruppo FSO prese il nome di Syrena. E questi sono solo alcuni esempi in tema ittico.
Tornando in Francia, tra le decine di case che hanno costellato il panorama automobilistico dalle origini ad oggi, ricordiamo una AEM - come le nostre aziende municipalizzate - produttrice di vetture elettriche (1919-1927), una Callista (1950-1954), una Inter (1953-1956), una Tic Tac (1920-1923) ed una VAF (1938-1939), passando - tanto per ritornare in tema - per una La Sirène (1900-1903) e giungere ad una Sirène (1898-1903).
Infine una curiosità, tra le tante case automobilistiche francesi passate a miglior vita, troviamo una RIP (1910-1914), mai nome fu così profetico, una Déesse (1899-1902) ed una Le Mehari (1920-1922) [nota 4].
[nota 1] L. Bertoni, L'uomo della "2 CV". Storia di Flaminio Bertoni un genio italiano alla corte della Citroen, Varese 1995, p. 72.
[nota 2] La vettura fu premiata al Grand Prix de l'Automobile Française dalla Sociéte d'Encouragement à l'Art et à l'Industrie.
[nota 3] L'auto tutt'ora esistente appartiene ad un collezionista milanese e fu da me visionata assime all'amico Marco [Admin] lo scorso anno.
[nota 4] Per l'elenco delle case automobilistiche francesi ci siamo affidati a: J. Rousseau - J.P. Caron, Guide de l'Automobile Française, Paris 1988, pp. 568-585.