Ieri Mario m'ha spiegato che, dopo le 9 ore di viaggio abbondanti, il suo dente chiedeva una tregua: io e Cri ci muoviamo nell'appartamento quasi furtivi, pur se Federico è già ben dritto sul suo letto.
A Parigi l'aria di ottobre è carica di odori che corrono nell'umidità della mattina e arrivano alle narici, carezzandole o schiaffeggiandole a seconda dei casi: è il profumo di una baguette alla marmellata a guidarti nel luogo dove farai colazione, è l'odore acre delle foglie cadute ad accompagnarti mentre passeggi lungo i viali. Dopo il necessario spuntino, verso le 9,30 andiamo a prendere Rossana al garage e imbocchiamo l'anello in direzione St. Quentin. L'umidità bagna il parabrezza, facendo presumere che possa non essere una buona giornata; nessun'altra DS fino a destino, sarà pure il primo giorno ma la cosa non ci lascia esattamente tranquilli.
Entriamo nel parco e non fatichiamo a scorgere il check point, ci fermiamo e uno scatto è di rito.
Le Dee sono pochissime ma, quando imbocchiamo i viali e giungiamo nel grande parcheggio riservato, la sensazione di essere arrivati per primi viene ampiamente smentita dalle 200 DS già in bella mostra. Entriamo nel recinto e iniziamo a prendere contatto con tutto, la gente è ancora poca e c'è consentito di muoverci in libertà in ogni ambiente che visitiamo. La prima cosa che mi colpisce è il Mostro Michelin, roba da libri di storia della Marca che mai avrei immaginato di poter incontrare dal vivo.
Poi un'indimenticabile ID capucine "dans son meme gjus", così come la fabbrica e i quasi 50 anni di vita vissuta ce l'hanno donata.
Quindi passiamo alla mostra, dove ammiriamo parecchie notevoli e rare Chapron e dove non passa certo inosservata una scultura che ben ritrae una certa fase della vita delle nostre amate. Ammirevole il livello di dettaglio raggiunto:
Che dire poi della vincitrice del TAP 1973?
Il tendone che conterrà la cena di sabato ha dimensioni inaudite, nulla sembra essere stato lasciato al caso: bisogna solo sperare nella manforte della situazione meteo.
La nostra mattinata prosegue "ravanando" tra le bancarelle, prima di mezzogiorno il mio bottino è già completo. Dopo un pranzo nemmeno troppo fugace (quando si è con Camillo e si incrocia una tavola imbandita, bisogna prevedere una sosta di un paio d'ore), nel pomeriggio iniziamo a incrociare qualche italiano che come noi ha voluto partecipare fin dal primo giorno: nessuno riesce a trattenere il sorriso, l'emozione è più che evidente sul sorriso di tutti, le guance sono paralizzate e a rischio d'atrofizzazione. La Dea ha chiamato, e tutti noi abbiamo risposto "presente"!
Sono ormai le 16 quando decidiamo di averne abbastanza; prima di tornare in città ci mettiamo a cercare l'ultima attrazione che non abbiamo potuto ancora incontrare.
Per me è quacosa di indicibile: trovarsi davanti a questo spettacolo nello stesso punto in cui, 48 anni fa, venne presentato per la prima volta… Cri sorride intenerita dalla goccia salata che corre lungo la mia guancia sinistra: se i sogni hanno una qualsiasi forma, è quella che ho di fronte in questo istante.
