Il tetto in lamiera continuo era una prerogativa - inizialmente - della Fiat 500 Sport disponibile in due versioni, con tetto in lamiera - per l'appunto - e con tetto apribile.
Non era però raro negli anni '70 vedere delle normali Fiat 500 di serie munite di una copertura metallica in luogo del tettuccio in tela probabilmente per evitare spifferi, infiltrazioni d'acqua o furti.
Quando la Abarth dopo il lancio dell'Abarth 500 decise - nel 1963-1964 - di mettere sul mercato i nuovi modelli derivati dalla Fiat 500 D e denominati 595 e 695 su entrambi i modelli era possibile montare in luogo del tettuccio una copertura in materiale plastico lunga l'intero tetto. Questa copertura partiva dal frontale fino al lunotto posteriore per poi scendere ulteriormente, tramite pinne, lungo i montanti posteriori della vettura, fino ad incorniciare interamente il lunotto, divenuto rettangolare, e le feritoie del cofano motore. Questa copertura era stata realizzata con l'intento di migliore l'aerodinamicità del piccolo "scorpione".
Discorso diverso invece per il tetto rigido montato su alcuni modelli Steyr Puch [o Steyr Fiat che dir si voglia]. Dalla Fiat Nuova 500 derivarono le Steyr Puch 500 con tettuccio interamente telato, come sulle 500 Normale e 500 Economica di serie, ed in un secondo momento i modelli Steyr Puch 500 D [con tetto rigido e metallico] e 500 DL [con tetto rigido], 650 T e 650 TR. Queste ultime disponibili sia in versione tetto apribile che con tetto metallico. In questo caso il tetto però non aveva le pinne delle Abarth 595 e 695 ma solo una tegolatura piana sopra il lunotto. Il lunotto pareva gonfiarsi sotto questo tetto creando un assieme alquanto disomogeneo.
Quello che non riuscì - o non venne tentato - in casa Steyr giunse a suo compimento per opera del vercellese Francis Lombardi che sulla sua Fiat 500 My Car a tetto rigido - era disponibile anche la versione con tettuccio apribile - riuscì a creare una tegolatura uniforme con il resto della vettura senza quindi smarrirne il primitivo indirizzo estetico.
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