Dico umilmente la mia, legando il commento non a un modello specifico ma a un concetto.
Anzi, prenderò proprio ad esempio un altro modello della Casa e i veicoli di esso che ho posseduto.
Qualcuno sa che sono lieto e affezionatissimo proprietario di una CX Super del '77.
La comprai a fine 2003, quindi auto di 26 anni con bollo e trapasso teoricamente pieni. All'epoca non ero iscritto ad alcun club, quindi valutai un po' sulla base della convenienza; la mia scelta fu di associarmi a un club generico federato ASI e di produrre alla mia CX un certificato di storicità.
Grazie allo stesso, ai 90 € d'iscrizione ASI, ai cento € di "tangente" versati per il certificato e alle leggi in vigore nella mia regione, potei risparmiare un po' di soldi sia di bollo che di trapasso. A conti fatti, garantisco, non più di tanti. Ma andiamo avanti.
La quota d'iscrizione era più alta dei club Citroen, inoltre non mi si filava nessuno. Solita roba arcinota: pezzi da 90 dei riccazzi annoiati e a seguire Fiat, Lancia, Mercedes etc.etc. Citroen era la solita robaccia rugginosa d'oltralpe. Non solo:
non vidi una dico una Citroen certificata o placcata ASI che, pur con la mia breve esperienza, mi sarei sentito di dire originale.
Così decisi di non rinnovare.
Dopo un anno sabbatico, feci la doppia iscrizione ai club Riasc cui sono ancora legato; censii le mie vetture e cominciai a studiarmi leggine e leggione locali.
Venni così a scoprire che, le leggi che già c'erano mi avrebbero consentito di ottenere i medesimi vantaggi. Vedendo come si era organizzati a quel tempo, la prima reazione fu: "Possibile che non ci abbia ancora pensato nessuno?". Ma era proprio così, e ritenni allora che avrei potuto pensarci io.
Ecco che, solo grazie a un minimo d'insistenza con la pubblica amministrazione, ottenni una lettera interpretativa a comprovazione di quanto avevo scoperto. Ossia che il Riasc aveva la forza e tutte le caratteristiche per poter essere paragonato ad Asi e altri registri di marca. Con due non trascurabili vantaggi: il primo relativo ai costi, decisamente inferiori; il secondo relativo alla passione di marca, che m'avrebbe aperto ambienti dove non sentirmi un emarginato dello storicismo e un bagaglio d'esperienza cui poter attingere in caso di necessità.
Risultato: due anni fa ho acquistato una CX Pallas del
1983 che non conosce
nè bollo nè trapasso pieno, pur senza avere alcun rapporto con l'ASI. E' esclusivamente censita Riasc, e tanto le fà.
In conclusione,
la mia opinione è contraria alla federazione all'ASI.
Sia per precipua incompetenza di quell'ente sulle nostre vetture, che per le ampiamente dimostrate possibilità di poter fare tutto da soli.
Chiaro, è la via più facile per raggiungere un certo scopo ma si tratta anche di un pericolosissimo compromesso, come lo è sempre ufficializzare coi fatti l'accettazione di uno status quo sbagliato e ingiusto. Esagerando, sebbene col massimo rispetto, mi ricorda l'atteggiamento di chi ha in capo la richiesta di un pizzo e sceglie di pagarlo silenziosamente.
Ora, sappiamo che non vi sono dipendenti del Riasc: gente pagata per dedicarsi a questo tutti i giorni come avviene all'ASI, noi non ne abbiamo. Chiaro quindi che se uno volesse una soluzione pronta, essa spesso non c'è e va studiata caso per caso, luogo per luogo.
Quel che dico è:
il Riasc non è un ente astratto, il Riasc siamo tutti noi messi assieme. E siamo anche piuttosto tanti e ben organizzati, sia in sè che in seno al motorismo storico italiano. Perchè non perdere un minuto, magari una telefonata e qualche riga di mail per la causa comune? Non si può pretendere che tutti arrivino ai medesimi buoni risultati ma cominciamo, poi si vedrà. Un buon precedente c'è, affianchiamogliene un altro prima di darci per perduti. Un topic sul forum in meno, una lettera alle pubbliche amministrazioni in più e secondo me si arriva a tutto.
Almeno provarci, diamine.
Se poi non si arrivasse in nessun luogo, capirei l'idea dell'ASI come unica possibile soluzione.
Ma solo dopo aver percorse fino in fondo le strade alla nostra portata.
Concludo dicendo che, comunque sia, la federazione si porterebbe in dote vantaggi e svantaggi: tra questi ultimi,
si sottovalutano ampiamente l'incidenza dei costi d'iscrizione e si sopravvalutano i risparmi che potrebbero derivare da essa.
Un Riasc federato ASI secondo me perderebbe tanti soci. Ma veramente tanti, a partire da me. Al limite -e solo se indispensabile- valuterei la possibilità di federare i singoli club legati a modelli che ne hanno ancora bisogno.