All'inizio del secolo scorso si accese una diatriba riguardo al sesso dell'auto, in molti si diedero da fare per giustificare come l'automobile fosse di genere maschile piuttosto che di genere femminile. Per i futuristi, per esempio, uno strumento feroce e virile come l'automobile non poteva che essere declinato al maschile. Filippo Tommaso Marinetti nel suo Manifesto del Futurismo pubblicato su "Le Figaro" il 20 Febbraio 1909, tra i concetti espressi affermava:
"Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità. Un automobile da corsa col suo cofano adorno di grossi tubi simili a serpenti dall'alito esplosivo ... Un automobile ruggente, che sembra correre sulla mitraglia, è più bello della Vittoria di Samotracia".
La polemica proseguì per diversi anni ancora tra i sostenitori delle sesso maschile, i "virili", e quelli del sesso femminile, i "gentili", fino a quando nel 1925 nel ringraziare Giovanni Agnelli donatore di una fiammante Fiat 509, Gabriele d'Annunzio in una sua missiva, indirizzata al patron della casa torinese, poteva affermare: "La Sua macchina mi sembra risolvere la questione del sesso già dibattuta. L’Automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità di una seduttrice; ha inoltre una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza".
Inutile dire che nel caso della "Dea" sulla perfetta obbedienza, beh ... sorvolerei. Ergo la "Dea", come ogni "Dea" che si rispetti non può che essere femmina.
La mia ID Super si chiama Margot.