Per André Costa (+2002)
L'Europa. Una parola che tra crisi, economia, indecisione politica e delusioni negli ultimi mesi ci è quasi venuta a noia. Una parola che sentita al telegiornale ci dà quasi fastidio, perché racchiude ormai solo la freddezza dei numeri, dei più e dei meno, una sensazione di estraneità.
Non si può tuttavia permettere che le più bieche, grigie e inumane questioni economiche possano sporcare con ingratitudine il nome e le idee di un continente che nei secoli si è inventato una civiltà e una cultura capaci d'influenzare il resto del globo.
Per rimediare a questo colossale fraintendimento storico che si sta creando, soprattutto per quattro giovani, non c'è che una cosa da fare: attraversarlo con passione e curiosità, per riprendersi con decisione e speranza la sua parte migliore, la sua parte vera. La sua cultura, le sue genti, i suoi luoghi e il valore straordinario della libertà di muoversi in maniera totalmente indipendente e creativa.
Quattro amici. Una DS. Quattro nazioni. Quattro lingue. Una settimana. 3507 km. E' lei, è ...
E U R O P A ! Un viaggio programmato da un anno, ma sognato da una vita per la mia vicinanza personale alle culture di Francia e Regno Unito! Ho sognato di notte strade, itinerari, città, luoghi da visitare. Da mesi era pronto il programma, oculata era stata la scelta dei miei tre compagni d'avventura: tre amici storici per anni di conoscenza ma artistici per formazione. Che c'è di meglio che attraversare il continente con tre intelligenze creative, aperte ed estroverse per svegliare questo vecchio orso?
Nelle ultime settimane, attese e speranze si erano trasformate piuttosto in angosce: la paura di non farcela, di aver osato troppo, di non essere pronti.
La DS sarà ancora degna della sua vocazione di grande stradista, sul modello
vitesse-confort-sécurité?
Arriva il giorno fatidico, il baule si riempie, la chiave gira nel quadro:
les jeux sont faits! E' ora di sfidare il proprio destino.
Un viaggio in salitaRisalire l'Europa verso Nord dà quasi l'impressione di scalare il pianeta verso l'alto: le salite non finiscono mai!
Si comincia con la scalata al Gottardo e -mea culpa- è sabato: due ore di coda estenuante. Dieci chilometri in salita, avanzando metro dopo metro a passo d'uomo, sotto la pioggia e dei nuvoloni neri in mezzo a gruppi di tedeschi e olandesi intristiti dal rientro dal loro Mediterraneo.
La DS non sembra però scoraggiata e attende paziente il suo semaforo verde per il tunnel: 17 km nella fornace alpina e poi, trionfante, l'uscita!
Spalanchiamo i finestrini per riprenderci dalla sauna della galleria e la discesa diventa una roboante cavalcata in folle a 110 km/h!
Pausa in area di servizio ad Andermatt e poi si riprende verso il Nord attraverso i saliscendi confederati. E però: coda al Gottardo, interminabili lavori stradali, corsie d'emergenza aleatorie, aree di servizio costose e affollate. Svizzera?
100 km/h. Lucerna, Basilea e la frontiera. Francia, finalmente! Cara DSpécial, chissà se sei mai tornata nella tua terra natìa in questi ultimi 40 anni!
Non me lo vuole dire, ma la sua gioia sembra incontenibile: sulle splendide
routes nationales, libere, larghe, ben asfaltate, veloci essa non corre, vola!
E' un ritorno in patria: queste sono le strade per cui è nata, quelle sulle quali sembra davvero felice. Il sole fa capolino tra i boschi e i campi della bassa Alsazia, mentre tra un villaggio e l'altro si corre verso nordovest. Dopo Belfort, la Svizzera caotica (ancora non ci credo!) è ormai solo un ricordo.
La coda al Gottardo ci ha portati fuori dalla tabella di marcia, ma dopo 400 km pensiamo di meritarci una pausa. La prima tappa "culturale" è quindi la visita alla cappella di Ronchamp (anni '50), tutta vetro e cemento, opera di Le Corbusier.
Verso le sei, riprendiamo l'auto per l'ultimo tratto di strada fino alla prima sosta. Vesoul, in piena Franca Contea, ci accoglie con i suoi caffé all'aperto, le strade pittoresche, i platani e le vecchie case. E qui, attraversando il centro, ci rendiamo conto di suscitare un'attenzione addirittura anomala: non c'è passante che non sorrida, che non ci segua con lo sguardo, sulle cui labbra non si legga "la Déesse!", "Magnifique!", "la classe!". Questa automobile è ancora una leggenda in Francia e la vecchia signora sembra perfettamente a suo agio e orgogliosa della sua patria che ancora le tributa gli onori che merita.
Dove dormiamo? Che domande, basta prendere la guida Michelin '73 che conservo sempre nella tasca della portiera: alberghi e ristoranti ci sono ancora tutti, tali e quali, in un paese dove non c'è
vintage ma solo autentico. Hotel du Lion, vista sulla piazza principale e sui tornei di bocce, parcheggio privato.
Cuscini a cilindro e piacevole sobrietà ci ricordano che qui nulla è cambiato, che il
tourisme à la française è sempre lui, fatto di locande, alberghi
étapes, gastronomia e genuinità. Parcheggiata l'eroica, dopo una rinfrescata e un'ottima cena, quattro passi in centro e la mattina dopo pronti a partire.
Liberté, égalité, fraternitéLa foto di rito davanti all'Hotel de Ville ha echi da cartolina, ma tant'è. Il primo pieno,
noblesse oblige, è Total SP 98. E mentre compilo la tabella del carburante, la prima sorpresa: 11 km/l, nonostante 4 esseri umani, le loro ingombranti valige e le salite! La balenottera sembra davvero felice e accondiscende ad allungare il tratto di questa domenica per recuperare la strada perduta al Gottardo. Salendo e scendendo
en souplesse et vitesse sulla N19, ci lasciamo presto alle spalle l'Est ed entriamo nella regione dello Champagne.
Il sole è con noi e un certo Generale, da lassù, sembra spianarci la strada. Per ringraziarlo, andiamo a porgergli omaggio al suo memoriale a Colombey-les-deux-églises: del resto le mappe non servono, la sua Croce di Lorena alta 40 metri si scorge da mezzo Héxagone.
Al parcheggio del memoriale, dove ci fermiamo per un picnic, i turisti in visita ci guardano con un occhio di riguardo. Dove ci hanno visti? Ma certo, sui manifesti!
Nel pomeriggio proseguiamo e una città arroccata su una collina cattura la nostra attenzione. E' Laon, che più francese di così non potrebbe essere.
Pausa caffé, giro tra i negozi del centro e visita alla bella cattedrale, ma la tabella di marcia incombe! Si risale in auto, incuranti della pioggia che è appena sopraggiunta. Come cambia il paesaggio attraverso le vetrate della déesse! I boschi e i campi assolati lasciano presto spazio a un clima decisamente più fresco e ad ambienti più verdeggianti. Non cambia invece la meravigliosa viabilità, le strade libere e veloci, sulle quali la carrozzeria galleggia in velocità villaggio dopo villaggio, chilometro dopo chilometro.
Sono ormai le 19, ma c'è ancora luce! Grazie estate, grazie Nord. Siamo ad Arras e la pietra bianca è ora diventata mattone rosso. Architettura fiamminga, birrerie, fresco ma atmosfera sempre magica. Vicolo dopo vicolo alla ricerca di un albergo e ci ritroviamo nella piazza principale a sfilare tra i tavolini all'aperto e una folla sorridente. Parcheggio la DS e una signora, ex-proprietaria di una balenottera quando aveva 18 anni, non si capacita del fatto che sì, abbiamo vent'anni e sì, veniamo dall'Italia e sì, andiamo in Inghilterra e sì, proprio con quest'auto. Dopo un'ottima cena (le carni e la birra del Pas-de-Calais!) e una passeggiata (in giaccavento) nel centro illuminato, ci aspetta un sonno meritato dopo i 500 km di oggi.
Crossing the ChannelSempre stupefacente la lentezza con la quale i francesi si mettono in moto al mattino. Sono già le 9 e trovare un caffé e una
boulangerie aperte è impresa ardua, ma alla fine siamo compensati dalla spontanea gentilezza di chi ci accoglie nel proprio bar.
Di nuovo in orario sul programma, percorriamo gli ultimi 100 km di Francia, tra Arras e Calais. Il tempo è quantomai britannico: umido, le nuvole corrono veloci bagnando qua e là l'asfalto. Verso le 11, l'arrivo a Calais al terminal Eurotunnel. Un bell'esperimento per il sottoscritto: tutti mi avevano infatti consigliato il traghetto. Che sorpresa! Organizzazione eccellente: basta immettere in uno sportello automatico il codice della prenotazione e le sbarre si aprono. Un breve controllo doganale e poi si viene dolcemente indirizzati dagli addetti verso il proprio binario, in base al proprio orario d'arrivo.
Ecco la DS in attesa dell'imbarco sul treno, tutt'altro che intimorita dalla complessa macchina organizzativa del tunnel della Manica.
Semaforo verde! Possiamo salire sugli immensi vagoni cavi, in fila con le altre vetture ...
... ed eccoci dentro!
Pochi minuti dopo la partenza il treno s'infila veloce nel buio, a oltre 140 km/h. La DS, parcheggiata nella pancia della balena a mo' di Pinocchio, continua a galleggiare morbida da ferma, solidale con le scosse del vagone finché rimane pressione nell'impianto, per poi appoggiarsi dolcemente. Sopra di noi, 50 metri di terreno e altrettante centinaia di metri di mare, ma è meglio non pensarci!
Dopo soli 35 minuti, rivediamo la luce e, a treno fermo, usciamo all'aria aperta per i nostri primi metr...
ehm, iarde d'Albione.
Keep the left! Cartelli con questo messaggio si susseguono per diverse miglia (ebbene sì, ho preso l'autostrada in contromano!
).
Il pomeriggio è tranquillo, proprio per ambientarci: giornata di mare, perché non sia mai che il tunnel ci faccia dimenticare che ci troviamo su un'isola!
Cercando sulla carta Michelin un paesino tranquillo sul mare, ci troviamo a Deal a goderci gabbiani, sale e brezza. Lunga passeggiata ristoratrice su questo lungomare che fa da spiaggia per tanti britannici desiderosi di estate e per pranzo, ovviamente,
fish&chips. Difronte a noi, l'Olanda e un'intera flotta di traghetti che all'orizzonte fanno la spola tra le due coste e sollevano grandi ondate a prua su questo mare così rigido.
Il tempo è quantomai ballerino. Scrosci di pioggia si susseguono a lunghe occhiate di sole caldo: servirebbero 3 vestiti diversi al giorno. Fatto il pieno di iodio per tutto l'inverno, è tempo di rimettere in moto la dea per dirigersi nell'entroterra. La carrozzeria risplende ora di piccoli cristalli di sale, dopo il pomeriggio passato col muso al vento del nord. Guardate a Destra, guardate a Sinistra (D-S, come dimenticare?), sì, possiamo uscire dal parcheggio senza che nessuno ci venga addosso: direzione Canterbury! La costa frastagliata lascia spazio in poche miglia a campi e colline, ma ancora risuonano in cielo i gabbiani.
Un improvviso quanto colossale diluvio mette in mostra le ottime qualità delle XAs. Dopo lunga e faticosa ricerca di un posto per dormire tra costiera ed entroterra, ci accoglie un delizioso b&b alle porte della capitale dell'Anglicanesimo.
Cittadina splendida, tra canali, negozi, antiche mura e -ovviamente- la celeberrima cattedrale, circoscritta in una sorta di città santa. Ottima la cena e anche la DS può riposare tranquilla sotto al suo lumino.
The NORTHImpossibile perdersi. Non ho portato nessun navigatore, bensì ampia scelta di atlanti e carte Michelin ma se non servivano in Francia per l'ottima segnaletica, meno ancora servono qui, poiché abbiamo una sola meta e i cartelli ce lo ricordano con sfida: the NORTH!
Dopo due giorni di astinenza, si riprende un'autostrada: vogliamo evitare Londra e l'Inghilterra meridionale per dirigerci subito in luoghi migliori. Eccoci quindi sulle congestionate
motorways: la M25, la tangenziale di Londra (o
orbital motorway) sembra non finire mai e ciò ci dà l'idea delle dimensioni della capitale. Qualche pannello luminoso segnala preciso le uscite più adatte a chi intende seguire i Giochi Olimpici, ma noi siamo solo di passaggio.
Prima di Coventry, l'incontro col primo citrofuso: passiamo venti minuti a superarci con una Visa Gti francese. Nelle miglia successive, saluti e lampeggi con qualche Type H.
Meeting Jeremy Clarkson.
Un po' stressati dal traffico davvero nervoso e dai camionisti scatenati, che si esibiscono in lunghi e pericolosi sorpassi ai danni della povera DSpécial condannata agli 80 km/h dal carico in salita, lasciamo l'autostrada dopo Nottingham per addentrarci in una delle regioni più belle del paese, il Derbyshire.
Qui, tra un bosco e l'altro, potrebbe ancora saltar fuori Robin Hood e i limiti di velocità fin troppo generosi ci consentono di godere appieno di curve sinuose e scarso traffico.
Una tappa molto attesa: Chatsworth House, dimora secolare dei duchi di Devonshire si mostra in tutto il suo splendore tra le colline e i pascoli che hanno visto le ambientazioni dei romanzi di Jane Austen. Il giardino all'inglese è immenso quanto curato e una sua attenta esplorazione richiede un paio d'ore, tra fontane, boschi, labirinti di siepi e frutteti.
Nel parcheggio dei duchi, un gruppo d'infanti non si capacita del fatto che la ruota posteriore sia nascosta! Anche qui la DS suscita sorrisi e simpatia: dai motociclisti più rudi alle più raffinate signore britanniche, è un trionfo.
Il tempo stringe, Vostra Grazia, è tempo di trovare un posto per dormire! Si riprende la traversata del Derbyshire in direzione Macclesfield e nessuno di noi s'aspetta simili strade. E' il Peak District National Park, ma potrebbe essere Scozia, Nuova Zelanda o più semplicemente un altro mondo. L'Italia sembra così lontana ormai, sembra d'esser qui da sempre eppure siamo arrivati sulle nostre ruote e un tramonto fantastico tra colline, vento e torbiere diventa un tributo ad un'avventura che ancora adesso mi mette i brividi, ad un vero e proprio sogno realizzato ad occhi aperti. Quante emozioni!
Da quassù si scorgono le ciminiere di Manchester e della pianura, che mischiano i loro fumi alle veloci nuvole in un cielo dorato.
On Her Majesty's Secret ServiceCome ogni mattina, a cofano aperto un controllo di tutti i liquidi. Siamo partiti ormai da giorni ma questo straordinario vascello intercontinentale non sembra chiedere nulla in cambio dei suoi straordinari servigi: in 1700 km l'LHM non è ancora sceso di una goccia. Un rapido rabbocco dell'olio (giunto a mezza tacca) è l'unica richiesta di questa grande viaggiatrice. En avant!
Dopo altri 200 km, eccoci ad Harrogate, splendida città termale e nostra destinazione finale. Il raduno è aperto da qualche ora e il grosso dell'evento comincerà domani. Ne approfittiamo quindi per un po' di acquisti nelle vie dei negozi. Nel frattempo, la signora può godersi un meritato riposo nel vicolo cieco del nostro tranquillo B&B. Clima incantevole e tutt'altro che inglese.
La giornata successiva (siamo al 9 agosto) è dedicata all'ICCCR che però, lungi da me il demistificarlo, è quasi una
scusa per viaggiare! Lascio quindi all'altro topic foto e considerazioni in proposito.
Non si fa a tempo ad arrivare, in effetti, che già bisogna tornare! Il tempo -ma soprattutto il portafogli in un paese dove tutto è carissimo- è tiranno, il muso della balenottera non può quindi che iniziare a dirigersi verso ... the SOUTH!
Miglio dopo miglio l'isola scorre sotto le nostre XAs e cominciano le prime riflessioni. Gran Bretagna, Gran Bretagna ... ma c'è ancora? Forse non del tutto. In parte colpa mia, troppo legato ad un'Inghilterra di storia prestigiosa e letteratura e vedere zone di degrado o di America in miniatura in un paese che nel mio immaginario è un miscuglio di Churchill, Impero&Monarchia, viaggi oceanici, romanzi di Austen e Fleming, Swinging London ed Emma Peel è un po' deludente.
La vera Albione va quindi cercata, perchè esiste ma è nascosta da una superficie talvolta banale. Occorre quindi uscire da Londra per avventurarsi nel Peak District, lasciare Oxford Street per cercare i librai antiquari, dimenticare traffico e centri commerciali rifugiandosi nelle antiche dimore nobiliari.
La domanda è però quanto potranno reggere gli antichi miti britannici, in un paese che purtroppo corre anch'esso verso l'omologazione nonostante le rimanenze di emancipazione europea e di spirito. Elisabetta-natural-durante? Solo questa straordinaria donna, storia vivente, traghettatrice di un popolo tra due secoli, sembra restare il simbolo del vero essere britannico.
Dopo una notte terribile, in un albergo alla periferia di Londra con tanto di proiettile incastonato nel vetro della camera (cosa non si fa per risparmiare!) lasciamo il Regno Unito senza troppi rimorsi e con la soddisfazione di essere riusciti a distinguere le due anime di questo pur sempre grande paese e il proposito di tornare per goderne appieno.