A proposito della "cultura della cancellazione"
Nulla voglio togliere al lavoro di Ilaria (la cui passione e conoscenza sono noti a tutti) e di chi altro si è impegnato a realizzare una mostra altrimenti piacevole e meritoria. Al tempo stesso, non posso non esprimere il mio dispiacere nel vedere che una presumibilmente costosa iniziativa sulla storia di Citroën, ampiamente pubblicizzata e diretta al pubblico generico in una grande città, continua a nascondere - come nei più perversi sistemi politici - ... la storia di Citroën.
DS ed SM sono menzionate appena di sfuggita, come se non fossero neanche esistite. Ancor meno nel catalogo. I geni del marketing ai piani alti di Milano, Parigi, Torino o forse dovrei dire Amsterdam (che la storia, notoriamente, non la studiano, limitandosi all'ideologia per mero tornaconto economico) le hanno da qualche anno letteralmente rimosse e appiccicate maldestramente ad un altro marchio, che storia non ne ha, facendo finta che non siano mai state delle Citroën. E dire che per Citroën, e in particolare in Italia (tema della mostra) molto hanno dato.
Si cancella così la memoria storica, tecnica, industriale, sociale e umana collegata a due dei modelli più importanti, facendosi poi un autogol, perché a sentire il personale della mostra "tutti chiedono perché non c'è lo squalo".
Vi sembrerà un'esagerazione prendersela per una cosa del genere, ma personalmente lo trovo solo un piccolo, apparentemente banale esempio del lavaggio del cervello che subiamo quotidianamente da qualche tempo per cose molto più importanti... e mi dispiace proprio tanto.