esatto bravo Andrea il GASSOGENO,
vi allego un pezzo dell'articolo trovato in rete + il link
http://www.kwmotori.kataweb.it/kwmotori/kwm.jsp?idContent=193139&idCategory=902Il processo di gassificazione consisteva nel trasformare legna e carbonella in ossido di carbonio mediante combustione incompleta, esotermica (che avviene cioè con lo sviluppo di calore).
All’interno dei gassogeni, il gas veniva filtrato e raffreddato prima di essere inviato al motore. (ecco che si spiega il classico tubo sopra la capote che entra nel motore)
Qualora l’operazione si fosse limitata a produrre ossido di carbonio, si sarebbe ottenuto un gas eccessivamente povero, sia per il basso potere calorifico che per l’eccessiva quantità di azoto introdotto con l’aria di combustione.
A questo problema poneva rimedio la dissociazione di una certa quantità di acqua, presente nel carbone umido e ancor di più nella legna.
La reazione, questa volta endotermica, recuperava il calore necessario dalla reazione precedente.
In questo modo, l’azione combinata, aumentava il potere calorifico del gas.
Il potere calorifico inferiore che si otteneva in questo modo era di circa 1600 cal/kg, ben lontano però da quello della benzina che oscillava sulle 10.500.
Nel carburatore il rapporto di miscelazione con l’aria diventava di 1 a 1, contro l’1 a 2 del carburante.
L’unica soluzione e anche la più semplice, era di aumentare la compressione nei cilindri abbassando la testata. Il surrogato restava comunque poco convincente, specie in un periodo ancora distante dalle ristrettezze della guerra.
Così, in mancanza di altri mezzi di promozione, il figlio del professor Ferraguti, Sergio, pensò di reclamizzare l’invenzione del padre nella più importante e seguita corsa automobilistica, la Mille Miglia.
Nel 1936 si iscrisse al volante di un’Alfa Romeo “1750” alimentata a carbone di legna.
Il ragazzo aveva appena 18 anni, ma dimostrò una buona stoffa.
In guerra diventerà pilota di caccia e negli anni Quaranta, giungerà primo di categoria in altre edizioni della Brescia-Roma-Brescia.
Ma intanto quell’anno