Prova su strada DSuper di l'Auto-Journal

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Prova su strada DSuper di l'Auto-Journal
« il: Febbraio 06, 2012, 05:54:47 pm »
Seconda puntata delle traduzioni delle prove su strada di l'Auto-Journal!
Qui tutte le altre prove su strada: http://forum.ideesse.it/smf/index.php?topic=13027.0

Buona lettura!
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Aprile, 1971.

Citroën D Super, con opzione 5 marce.

Parigi-Tamanrasset - 6.000 km

La Citroën DSuper nella prova su strada più dura al mondo


La nuova DSuper si colloca nel mezzo della gamma delle grandi Citroën ma, benché la meccanica sia stata aggiornata, la carrozzeria è ben conosciuta. Allora, piuttosto che fare l'ennesima prova su strada, abbiamo lanciato la nostra DSuper in un'avventura un po' folle. Così, di punto in bianco, l'abbiamo portata a Marsiglia, messa sul traghetto, rimessa a terra ad Algeri e siamo partiti per il cuore del Sahara, nelle misteriose montagne dell'Hoggar, a Tamanrasset. Sulle piste non l'abbiamo certo risparmiata, poverina. 6.000 km a tamburo battente, con difficoltà tali che essi si potrebbero moltiplicare per cinque ... Il risultato? Un bel viaggio, anzitutto, che potrete rifare anche voi se il cuore ve lo dice, ma soprattutto un bilancio tecnico di prim'ordine.

E' piccolo. I suoi vestiti, come pure il suo accento, tradiscono il tedesco che ha l'abitudine di viaggiare in queste regioni. Forse un reduce dell'Afrika-korps... Mentre sua moglie aspetta sorridente, due passi indietro, mi domanda: "E' lei che mi ha superato ieri sera verso le 5, 40 km a nord di Tamanrasset?"
Effettivamente, mi ricordavo di una Volkswagen immatricolata Colonia, superata rapidamente in due curve. Annuisco:"Sì, certo, perchè?".
Mi risponde con un'altra domanda:
-"Quanto tempo ci avete messo, per arrivare da In Salah?"
-"Esattamente nove ore"
Le spalle del mio interlocutore si allargano leggermente, gli occhi della moglie si spalancano. Mi confida, sottovoce:
-"Noi, per fare gli stessi 700 km, abbiamo impiegato due giorni interi, circa 22 ore!"
Non ho nulla contro la VW, che sembra muoversi sulle piste di sabbia normalmente come la media delle altre vetture ma l'irruzione nell'Hoggar della nostra DSuper a 5 marce sembra aver sconvolto parecchie idee prestabilite. E' vero in effetti che il bilancio d'insieme non è proprio niente male. Da Parigi a Marsiglia abbiamo corso in autostrada sotto un diluvio che non ha smesso fino alle rive del Mediterraneo. Fino a lì, pur non avendo fretta, abbiamo comunque tenuto una media di 125 all'ora.
La nostra ha traversato il mare sul traghetto L'Avenir della C.G.T. E l'indomani, a mezzogiorno preciso, superati i sobborghi di Algeri, siamo partiti verso il sud. La notte è scesa quando ci siamo fermati a Ghardaia, 626 km in 5 ore e mezzo. Il giorno dopo, l'avanzata verso il sud è continuata e abbiamo coperto i 245 km che ci separavano dall'oasi di El Golea in 2 ore e 5 minuti.
El Golea è la vera porta del Sud e di Daira, la regione algerina: non vi viene rilasciato un lasciapassare prima di aver verificato le quantità di benzina e acqua a bordo, lo stato e il numero di pneumatici di scorta, i viveri e lo stato generale del veicolo. Direi che questo regolamento è più che ragionevole.
Poco dopo, l'asfalto finisce e inizia la pista, in tutte le sue molteplici forme, ma sempre con quell'imprevisto dietro l'angolo che dà alla guida un sapore di avventura.
Qui la prova su strada vale per l'auto come per il suo pilota e ogni chilometro nasconde sempre sorprese: da una curva all'altra l'aderenza cambia completamente. Bisogna accelerare per superare un banco di sabbia molle e frenare prima di finire in mezzo ai sassi, spesso in mezzo a dei camion che grondano scie di sabbia, ostruendo la visibilità per centinaia di metri.
Conoscevo le piste di due continenti, Asia e America. Questa volta, imparo a conoscere quelle africane e i primi chilometri vengono percorsi con prudenza, proprio per capire fino a che punto l'uomo e la macchina trovano sicurezza. E i chilometri ricominciano a scorrere: prima El Golea-In Salah, 410 km in 4 ore e 15, con la traversata della piana di Tademait, impressionante nella  sua totale nudità. Il giorno dopo, In Salah-Tamanrasset, 694 km senza un distributore di carburante o un villaggio, in 7 ore.
E' ovvio che traversare il Sahara con la mentalità di un signore abituato al percorso Parigi-Deauville rivela uno spirito che qualcuno accuserebbe di snobismo, ma la dimostrazione non è comunque priva di valore.
Dimostra, infatti, i limiti dell'utilizzo di un'automobile, sia in assoluto che nel tempo. Algeri-Tamanrasset e ritorno a 100 km/h di media è sicuramente stupido dal punto di vista turistico ma consuma l'automobile come se avesse viaggiato per 50.000 km sulle belle strade d'Europa.
Malgrado il nuovo nome, la DSuper non è altro che un'evoluzione della vecchia ID. Pertanto, perchè negarlo, questa vecchia conoscenza dalla quale non mi aspettavo niente di particolare, mi ha invece impressionato per il suo comportamento. Anzitutto, appena superato l'asfalto, ho dato un nuovo valore alla possibilità di aumentare a piacimento l'altezza della vettura dal suolo. Ed è solo l'inizio. I veicoli che normalmente percorrono queste piste hanno sempre scelto di irrigidire le loro sospensioni per proteggerli, rendendoli quasi dei carri armati. Le reni dei loro guidatori, per non parlare di altre parti del corpo, soffrono parecchio per questa scelta. La DSuper si colloca agli antipodi: assorbe con totale indifferenza ogni tipo di buche e colpi.
Questo tipo di percorsi, a bassa velocità, procura vibrazioni non indifferenti alle carrozzerie e c'è solo un modo per evitarlo: bisogna andare ad andatura sostenuta per annullarle. Alcune automobili non sono affatto in grado di applicare questo rimedio, mentre la DSuper ci ha fatto una bella dimostrazione dei suoi talenti. Era sufficiente superare rapidamente le velocità "da vibrazione" e poi hop, d'improvviso, la calma...
Questa calma l'abbiamo trovata tra i 100 e i 130 km/h, a condizione ovviamente che la pista lo permettesse, in particolare in assenza di dossi. Per passare questi dossi la velocità  non deve infatti superare i 10/20 km/h, traversandoli non perpendicolarmente ma di sbieco.
Per queste manovre, come anche per evitare gli ostacoli peggiori, il servosterzo ci è stato di grande aiuto. Grazie alla sua dolcezza, alla sua precisione e alle sue reazioni rapide era possibile guidare in velocità e al millimetro. Con tale confort e velocità garantiti dalla nostra vettura, abbiamo potuto fare non solo i collaudatori ma anche i turisti, perchè è un viaggio veramente magnifico.
Dopo la pianura costiera algerina che ricorda la Francia, bisogna superare l'Atlante ma anche lì il paesaggio non è ancora vertiginoso. E' dopo, quando si passa presso Laghouat nelle montagne dell'Ouled Nail che la grande sinfonia del deserto prende il via.
Il Sahara si scopre progressivamente, dal nord al sud, fino al suo apogeo nell'Hoggar. Le strade sono belle all'inizio, spesso rettilinee e in ottimo stato. Il traffico è inesistente ma l'ambiente del deserto si appesantisce pian piano sulle nostre spalle europee, quando iniziano a comparire le grandi dune dell'Erg occidentale.
Ma è a 140km a sud che il Sahara ti prende allo stomaco. Il forte Miribel sembra uscito da una vecchia canzone di Edith Piaf. E' deserto, ma nell'aria secca ancora risuonano le marce della Legione Straniera. Più avanti, un cartello avverte laconico:"Seguite la pista!". L'occhio inquieto scorge le tracce delle piste che si incrociano flebili ad angolo retto tra di loro.
Il Tademait è davvero terra straniera: appartiene a una fantascienza millenaria. Credo che si possa quasi percepire la curvatura terrestre per la totale assenza di rilievi, con l'angosciante sensazione di essere un insetto che corre su di un enorme pallone da calcio, deformando ogni distanza. Le lancette dell'orologio diventano immobili, il silenzio sfonda i timpani quando ci si ferma e i rari camion che incrociamo sembrano cattedrali in movimento, con andature da nave, senza che si sappia se sono a 100 metri o a due chilometri. Il Tademait è la prova che la terra non è necessariamente fatta per l'uomo, che siamo tollerati solo per qualche misteriosa ragione, forse per farci capire dove potremmo perderci senza seguire i rari riferimenti lasciati dai nomadi.
Dall'inizio della pista la nostra vettura ha mostrato il suo più grande difetto, e Dio sa se ne abbiamo sofferto: su questa carrozzeria dove gli elementi sono fissati con plastica e gomma, l'impermeabilità alla sabbia è quasi nulla. Se mi domandate cos'è anzitutto il Sahara, risponderò la sabbia ...  Ne abbiamo inghiottita a chili, nell'interno dell'auto, nei polmoni, negli occhi ... Disperati, abbiamo viaggiato a vetri aperti. Almeno, in questo modo, l'aria circolava, assieme a quella sabbia rossa finissima che si incollava ostinata agli occhiali da sole di plastica, aggressiva al punto che dovevamo conservare le macchine fotografiche in un sacco di plastica chiuso ermeticamente.
Questa sabbia onnipresente trionfa nel vento del deserto. Nel viaggio di ritorno, 180 km a sud di In Salah, ci ha avvolto nel suo mantello rossastro. Il calore è salito improvvisamente, come se ogni granello di sabbia contenesse energia. La visibilità si è ridotta a pochi metri, il motore si è ingolfato (malgrado il filtro dell'aria a bagno d'olio) e la carrozzeria veniva soffiata dalle raffiche. La tempesta di sabbia spaventa. Il piacere dell'avventura automobilistica si interrompe bruscamente e ci si ritrova a ripensare con nostalgia alle code sulla RN6.
Non abbiamo voluto fermarci, perchè spesso il ritorno alla calma si fa aspettare per giorni. Al contrario, abbiamo accelerato per arrivare a In Salah.
Siamo usciti dalla pista solo un paio di volte, poi ho dovuto fare una frenata di emergenza: una Volkswagen di Zurigo si era piantata in mezzo alla pista, in una tempesta troppo grande per lei. Abbiamo tentato invano, in quattro, di muoverla. Siamo dovuti ripartire, promettendo soccorsi, ma per farlo abbiamo dovuto superare due banchi di sabbia profondi, a macchina alta, in prima a fondo, a 50 all'ora, facendo salti da animale per fuggire alla trappola.
Quel giorno abbiamo percorso solo 400 km ma quello successivo eravamo arrivati nelle vicinanze delle dune del Grande Erg. Per quanto non abbiamo sofferto di una tempesta estrema, il bilancio è stato comunque eloquente: adesivi sul cofano sbiaditi, carenatura dei fanali anteriori rigata, filtro dell'aria intasato, per non parlare delle nostre vie respiratorie...
Per la scarsità di distributori, il consumo della DSuper rappresenta un problema, soprattutto per questi motori che si nutrono solo di super, che scompare a sud di El Golea. Avevamo pensato a 18 litri/100 km, ma la 5a marcia ci ha salvato, assistiti con un serbatoio di scorta di 60 litri: non abbiamo quindi superato i 14 litri/100 km, con una notevole differenza di consumi tra super carburante e normale.
Cifre che abbiamo raggiunto solo con una guida molto attenta, senza mai esagerare nel tirare le marce (mai più di 80 in terza e 110 in quarta), ma le medie sono state davvero eccezionali visti i percorsi. Molto più che in Europa, si guida con la strumentazione: soprattutto il contagiri consente di dosare tutti i rapporti in base allo sforzo richiesto, ma lo sguardo continua a posarsi anche  sul contachilometri parziale, per confrontarlo con le mappe, e sull'indicatore del carburante (la cui imprecisione ci ha però spesso causato inquietudine).
Ci voleva una tenuta di strada eccellente per tenere una vettura su questi itinerari. A questo proposito, le Citroën hanno perso parte del loro peso anteriore e il loro equilibrio generale è molto migliorato. Quanto ai freni, sono stati spesso sottoposti a dura prova perchè, a meno di accettare continui rallentamenti, la guida su pista richiede una certa rozzezza di guida e delle frenate rapide, indipendentemente dalla qualità del terreno.
Lenta a lanciarsi in velocità a causa del peso e della potenza limitata del motore, la nostra DSuper poteva però conservare la velocità il più a lungo possibile, in quanto capace di arrestarsi immediatamente in caso di bisogno.
E' dopo Tamanrasset che abbiamo fatto veramente conoscenza con l'Hoggar, quando abbiamo portato l'auto a 2.700 metri di quota, ai piedi dell'eremo di Padre Foucault.
All'inizio, gli esperti erano stati categorici: "Non riuscirete a passare. Troppi dossi e troppe buche, rischiereste di piantare il cofano nel terreno per risalire dall'altro versante delle pendenze. Provate pure, ma di 85 km totali del percorso non riuscirete a farne più di 20."
Il tutto detto gentilmente ma in maniera perentoria. Siamo partiti dunque per 20 km, ma poi ce ne siamo infischiati e abbiamo percorso gli ultimi tratti con pendenze del 20%, tirando la prima e issando la nostra confortevole berlina con una nonchalance simile a quella delle Land-Rover dei raid. I guidatori indigeni avevano l'aria piuttosto stupita. Quanto a noi, eravamo davvero meravigliati dal comportamento della nostra vettura.
L'Hoggar è bello, molto bello. Siamo lontani, molto lontani dalle nostre piccole montagne civilizzate d'Europa. Le Alpi avranno anche il loro fascino, ma non hanno nulla di questo primitivo aspetto selvaggio. I picchi dell'Hoggar sono belli come tutto quello che non è più a nostra scala.
I monti e gli altopiani sono il regno dei Tuareg. Uomini nomadi, alti, affabili e spesso un po' tristi. Non si sa quale posto sia loro riservato nell'Algeria attuale e molti si pongono questa domanda con inquietudine. Molti di loro parlano francese, sono discreti, piacevoli nel discorso e ci propongono semnza troppa insistenza i prodotti di un artigianato sobrio e puro: cuoio, argento, rame. Li si incontrano sulla pista, in sella ai cammelli. L'uomo e il suo animale hanno lo sguardo perduto verso un secolo che sarà sempre meno il loro.
In questo viaggio ci sono stati quindi un'automobile, dei paesaggi straordinari ma anche degli uomini.
Anzitutto, la nozione di tempo non è più quella delle due coste del Mediterraneo. Non serve avere fretta, a meno di non voler passare per forsennati o aggressivi. In secondo luogo, l'essere francesi ci è stato sempre di vantaggio. Tenendo conto del fatto che non siamo stati in grandi città, gli algerini sono stati cortesi con noi, amabili. Inoltre, quasi tutti qui parlano francese.

(...) Salto la parte sui dettagli turistici dell'Algeria, ndt (...)

Gli ispettori che abbiamo incontrato e hanno esaminato la nostra vettura spesso ci hanno chiesto: "E se avrete un guasto all'idraulica?"
E' vero, sarebbe stata dura, ma la nostra DSuper ha dimostrato di poter reggere ad un trattamento che poche automobili da turismo avrebbero sopportato, con lo stesso confort e sicurezza. Per me che ho seguito la Wembley-Città del Messico, questo viaggio è stato la revanche della Citroën. La nostra era completamente di serie, con la sola eccezione di una piccola copertura di protezione sotto il carter motore. Nessuna delle sue rivali avrebbe potuto seguirci e sono tornato a Parigi con un'auto insabbiata, certo, ma ancora "fresca", a parte lo scappamento bucato, una portiera stortata e la vernice rigata dalla sabbia. Il motore girava bene come alla partenza e non abbiamo mai bucato una volta: le nostre XAS hanno retto alla prova in maniera straordinaria, gonfiate solo di 200 g per proteggerne i fianchi.
In un periodo i cui si parla dell'automobile come di un elemento di snobismo, civiltà o cultura, è confortante vedere la qualità di una vettura da turismo di serie che arriva a livelli simili. Forse le nostre auto sono poco adatte alla circolazione domenicale in Ile-de-France - o forse è il contrario- ma è confortante sapere che possono assicurare un'evasione fino all'Hoggar!

In conclusione: la DSuper ci è sembrata il prototipo stesso dell'automobile "di lungo corso". Malgrado il suo motore, sarà apprezzata da coloro che vogliono guidare velocemente e a lungo, con ogni clima, in ogni stagione, su qualunque percorso, di notte e di giorno. In queste condizioni, le qualità stradali e il suo piacere di guida fanno veramente dimenticare buona parte dei suoi difetti. In più, la severità della nostra prova ci ha mostrato che ha una buona robustezza per l'utilizzo intensivo, anche se si può notare un certo invecchiamento dell'idraulica nel tempo, indipendentemente dalla frequenza di manutenzione alla quale sarà sottomessa.

Un reportage di André COSTA

e di Erwan QUEMERE per le fotografie. 














« Ultima modifica: Dicembre 11, 2012, 04:11:35 pm da H a v r a i s »
"La route doit redevenir pour l'automobiliste, à la fin du XX siècle, ce qu'était le chemin pour le piéton ou le cavalier: un itinéraire que l'on emprunte sans se hâter, pour se distraire et voir la France." (Georges Pompidou)

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Offline Andy LHM

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Re: Prova su strada DSuper di l'Auto-Journal
« Risposta #1 il: Febbraio 06, 2012, 07:02:57 pm »
Seconda puntata della mia rassegna di traduzioni delle splendide prove su strada di l'Auto-Journal

Aprile, 1971.

Citroën D Super, con opzione 5 marce.


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Offline gabrio

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Re: Prova su strada DSuper di l'Auto-Journal
« Risposta #2 il: Febbraio 06, 2012, 07:07:12 pm »
Seconda puntata della mia rassegna di traduzioni delle splendide prove su strada di l'Auto-Journal (qui la prima, che aveva protagonista la DS 23 Pallas Iniezione: http://forum.ideesse.it/smf/index.php?topic=12537.0).
Buona lettura!
 

grande Matteo
briza dir in bizicleta

Re: Prova su strada DSuper di l'Auto-Journal
« Risposta #3 il: Febbraio 06, 2012, 09:29:51 pm »



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Filippo

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Offline DreamS

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Re: Prova su strada DSuper di l'Auto-Journal
« Risposta #4 il: Febbraio 06, 2012, 09:40:07 pm »
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D i e g o

Re: Prova su strada DSuper di l'Auto-Journal
« Risposta #5 il: Febbraio 06, 2012, 10:51:57 pm »
Beh, mi sembra un viaggio a dir poco epico e di grande fascino, raccontato con grande spirito! Mentre lo traducevo mi sono emozionato, sembrava di essere lì, in viaggio per il deserto con una bellissima dea! Anche le foto non sono niente male. Letto su una rivista dell'epoca poi ha quel sapore di attualità che rende l'avventura eterna!
Nessuno si stupisce più di niente qui?  :-[


... o semplicemente nessuno ha voglia di leggerselo tutto>:D >:D >:D
Peggio per voi  [:fiu] [:fiu] [:fiu], ce ne sarebbero di cose da dire.
« Ultima modifica: Febbraio 06, 2012, 10:55:24 pm da M a t t e o '91 »
"La route doit redevenir pour l'automobiliste, à la fin du XX siècle, ce qu'était le chemin pour le piéton ou le cavalier: un itinéraire que l'on emprunte sans se hâter, pour se distraire et voir la France." (Georges Pompidou)

Re: Prova su strada DSuper di l'Auto-Journal
« Risposta #6 il: Febbraio 06, 2012, 11:11:02 pm »
... le nostre XAS hanno retto alla prova in maniera straordinaria, gonfiate solo di 200 g per proteggerne i fianchi.
Questa cosa dei 200g non l'ho capita, qualcuno può spiegarla?

Traduzioni come questa fanno solo bene, creano atmosfera, spessore, immedesimazione, vanno oltre i freddi dati tecnici...ce ne fossero!
" sans le Beau, la vie serait une erreur "
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Re: Prova su strada DSuper di l'Auto-Journal
« Risposta #7 il: Febbraio 06, 2012, 11:15:55 pm »
Questa cosa dei 200g non l'ho capita, qualcuno può spiegarla?


Credo intenda gonfiate con 200 g (per metro quadro) in più di aria ...  [???]
Vuol dire quindi (ma non garantisco perchè con le equivalenze a scuola non sono mai stato bravo  [:D]) metterle, ad esempio, a 2.2 kg/m2 anziché 2 kg/m2... rendendole così più rigide e adatte al percorso dissestato in questione.
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Offline haiede

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Re: Prova su strada DSuper di l'Auto-Journal
« Risposta #8 il: Febbraio 06, 2012, 11:19:01 pm »
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Dodo

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Re: Prova su strada DSuper di l'Auto-Journal
« Risposta #9 il: Febbraio 06, 2012, 11:49:54 pm »
Io credo sia il contrario. 200gr d'aria corrisponde ad una pressione di 0.2 kg/m
Quindi con gomme mollissime !
Proprio come si usa sulla sabbia (anche se 0.2 mi sembra proprio pochino)

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Offline Andy LHM

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Re: Prova su strada DSuper di l'Auto-Journal
« Risposta #10 il: Febbraio 07, 2012, 01:02:36 am »
Beh, mi sembra un viaggio a dir poco epico e di grande fascino, raccontato con grande spirito! Mentre lo traducevo mi sono emozionato, sembrava di essere lì, in viaggio per il deserto con una bellissima dea! Anche le foto non sono niente male. Letto su una rivista dell'epoca poi ha quel sapore di attualità che rende l'avventura eterna!
Nessuno si stupisce più di niente qui?  :-[


... o semplicemente nessuno ha voglia di leggerselo tutto ?  >:D >:D >:D
Peggio per voi  [:fiu] [:fiu] [:fiu], ce ne sarebbero di cose da dire.

cavolo Matteo, non m'ero accorto che sopra alle stupende foto c'era dello scritto  [(occhioni)]
pensavo fossero le solite cose sulla privacy, dove basta cliccare su ACCETTO e via.
ecco perchè non riuscivo a trovare dove cliccare............. [:fiu]   ;D 
« Ultima modifica: Febbraio 07, 2012, 01:04:50 am da Andy LHM »
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Offline Andrea

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Re: Prova su strada DSuper di l'Auto-Journal
« Risposta #11 il: Marzo 09, 2012, 11:39:41 am »
Non hanno le coppe alle ruote ... ;D