Ci sono Dee e... DEI! L'importante è saper cogliere le analogie.
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Sul finire dell'inverno, complice il restauro della CX dorata, prendo a rovistare tra il ciarpame contenuto nel box di famiglia in cerca di vecchi utensili; spostando un gruppo di scatoloni pieni di varie inutilità compare a un tratto una vecchia bicicletta piuttosto arrugginita, ultima sopravissuta di un gruppo di bici di cui solo vagamente ricordavo la presenza in quel luogo.
Mi avvicino, per quanto si riesca, e guardo meglio: la bici si trova in un angolo, appoggiata alla meglio contro un muro ma mi riesce di distinguere il marchio... Sì, è proprio una Umberto DEI. Rimuovo un po' di ostacoli e osservo meglio: non è male come sembrava, sono presenti tutti i suoi particolari e alcuni sono delle vere chicche, tipo i freni a bacchetta, le manopole d'osso e i raggi verniciati.
Vado da mio nonno e chiedo qualche informazione in più, dopo aver ricevuto in risposta uno sguardo un po' sorpreso e un po' smarrito si ricorda e inizia a raccontare. Si tratta del mezzo di locomozione di suo padre, mio bisnonno, classe 1899: venne acquistata da lui nell'immediato dopoguerra, quando prestava opera a Vercelli, per compiere il tragitto casa-lavoro (35 km ogni mattina e ogni sera); e venne pensionata quando il bisnonno ormai anziano non fu più in grado di usarla.
Torno giu, gonfio le gomme e accenno a qualche metro pedalando: la bici si muove docile, come fosse stata ritirata ieri o ieri l'altro. Nemmeno il tempo di un'ulteriore sguardo al nonno che egli ha già capito: la bici di suo padre tornerà agli antichi fasti.
Ah, vi presento Arnaldo, nostro cugino ex ciclista di professione.
Quando si parla di antichità a due ruote è il nostro consulente ufficiale, ha già contribuito attivamente al ripristino di una vecchia Bartali che quasi 60 anni fa aveva preceduto in famiglia di pochissimo questa Dei: il risultato è di tutto riguardo al punto che mio zio (sì, lo stesso dell'Harley e della CX dorata) invece di usarla ne ha fatto un oggetto di arredamento della sua dimora.
Quando gli ho accennato del ritrovamento della DEI di famiglia Arnaldo è partito a spron battuto, entusiasta come me e più di me di restituirla al rango che le spetta. Nella foto sotto, beata gioventù, il mio ultraottuagenario ma arzillo nonnetto e l'appena più giovane cugino analizzano il lavoro.
A me quelli sembrano due occhi felici...
Che dire?
Il "Giuanèn" se ne andò che io avevo 11 anni, non abbastanza da poterlo apprezzare a fondo per l'uomo che credo sia stato ma non così pochi da non consentirmi di mantenere un vivo ricordo di lui dei suoi racconti del Carso, di quella guerra che fu la sua giovinezza. Oggi mi capita l'opportunità di riportare in vita un altro pezzo della sua storia. Non è cosa da tutti i giorni, e avviene in presenza di coincidenze molto particolari.
La prima, il nome della bicicletta: tra tante marche dei tempi, proprio quell'accenno di divinità che la rende così vicina alla mia più grande passione. Penso che Rossana non avrà da obiettare circa la sua prossima e quasi omonima compagna di garage.
La seconda, che il restauro abbia inizio proprio il 24 maggio: una delle date più importanti nella vita del mio bisnonno Giovanni, ragazzo del '99. Ultima leva a prendere parte alla Grande Guerra iniziata esattamente in questo giorno di 82 anni fa.
Mi piace pensare che non sia soltanto il caso.